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Dl Madia è legge. Da mobilità a pensioni, la Pa cambia

Quota 96 scelta politica. Cantiere resta aperto

La riforma della Pubblica Amministrazione incassa il via libera definitivo del Parlamento. Il decreto è "legge", twittano il premier Matteo Renzi e il ministro Pa, Marianna Madia. Insomma non si torna più indietro. Anzi, entrambi rilanciano, puntando sulla delega, definita dal ministro "il cuore" dell'operazione di rinnovamento. Il dl, passato con la terza fiducia, alla Camera è infatti "il primo tassello" del nuovo corso. I pilastri del provvedimento vanno, come riassume Madia, dalle "semplificazioni" all'"anticorruzione", dalla "mobilità" all'"equità nei compensi pubblici". Per il sottosegretario Angelo Rughetti quello che esce fuori "è uno Stato più facile e meno costoso".

Ma il cantiere resta aperto e si guarda già avanti: "Adesso sotto con la delega e i decreti attuativi", sprona Renzi. Il disegno di legge comincerà il suo iter dal Senato dopo la pausa estiva, con l'obiettivo di completare tutto per la fine dell'anno, così da dedicare "il prossimo", dice il ministro, proprio "all'attuazione". Intanto però non si placano le polemiche suscitate dallo stralcio di 'quota 96', lo sblocco dei pensionamenti nella scuola, con il presidente della commissione Bilancio, Francesco Boccia (Pd), che parla di "frattura" da sanare. Dichiarazioni che per il capogruppo di Fi alla Camera, Renato Brunetta, manifestano "una crisi istituzionale". Madia torna così sulla questione e chiarisce come dopo "i rilievi del Mef" il Governo, "unito", abbia fatto "una scelta politica".

La nuova legge, capitolo per capitolo.

- ABOLITO TRATTENIMENTO IN SERVIZIO. Dalla fine di ottobre nessun dipendente pubblico potrà restare a lavoro dopo avere raggiunto i requisiti pensionistici, mentre finora la carriera poteva protrarsi ancora per due anni. La regola vale anche per i magistrati, anche se con 'un'attenuante': per loro lo stop scatterà solo a inizio 2016. Anche perché in magistratura gli anni extra concessi erano 5 (fino ai 75 anni).

- PENSIONAMENTI D'UFFICIO A 62 ANNI. Le pubbliche amministrazioni potranno mandare a riposto i loro dipendenti a 62 anni, purché abbiano l'anzianità massima. Si tratta di uscite anticipate di 4 anni rispetto al limite dei 66 anni. La possibilità era già prevista, ma la ricetta viene modificata, includendo anche i dirigenti. La soglia d'età non è però uguali per tutti, per i medici sale a 65 anni. Sono esclusi magistrati, professori universitari e primari.

- TURNOVER, MILLE NUOVI VIGILI DEL FUOCO. Si passa dalle persone alle risorse, per cui le amministrazioni possono procedere ad assunzioni che non superino il 20% delle spese sostenute per quanti sono usciti nel 2014, la percentuale si alza al 40% nel 2015 per arrivare al 100% nel 2018. Le maglie possono allargarsi per gli enti territoriali "virtuosi". Delle accelerazioni sono previste per i vigili del fuoco, con la creazione di oltre mille nuovi posti, e per le forze di polizia, con uno scorrimento veloce delle graduatorie, in vista di Expo.

- MOBILITA' OBBLIGATORIA MA NON PER MAMME. Un dipendente pubblico potrà essere trasferito da un ufficio all'altro, nel raggio di 50 chilometri, senza motivazioni. Tutto ciò non vale per i genitori con bambini sotto i 3 anni o sotto la legge 104. I criteri generali per la mobilità saranno decisi, ed è una novità, insieme ai sindacati. Lo stesso vale per il demansionamento: al massimo si potrà scendere di un gradino.

- STOP A INCARICHI UNA VOLTA IN PENSIONE. Le modifiche introdotte nell'iter parlamentare hanno esteso la platea anche a società ed enti a controllo pubblico, ad eccezione dei componenti delle giunte degli enti territoriali e dei membri degli organi elettivi di ordini professionali. Nessun cedimento sul dimezzamento di permessi e distacchi sindacali.

- RAZIONALIZZAZIONE AUTHORITY, RAFFORZATE INCOMPATIBILITA'. Resta in piedi l'ipotesi di accorpamento delle sedi, ma solo se non vengono rispettati i nuovi vincoli: il 70% del personale deve essere concentrato nel 'quartier generale'. Nel mirino ci sono anche le cariche: ecco che i dirigenti usciti da Banca d'Italia, Ivass e Consob nei 2anni successivi non possono ricoprire ruoli nei soggetti regolati.

- RIDUZIONE DIRITTI CAMERALI, -50% MA IN 3 ANNI. I dimezzamento delle somme dovute dalle imprese alle camere di commercio ci sarà, anzi la prospettiva è l'abolizione. Ma la sforbiciata arriverà con gradualità, come richiesto da Unioncamere. Il taglio viene infatti spalmato in tre anni: nel 2015 la riduzione sarà pari al 35%, nel 2016 al 40%, con il dimezzamento slittato al 2017.

- AGENDA PER LA SEMPLIFICAZIONI, MODULI VIAGGIANO ONLINE. Il decreto lancia il vademecum per la sburocratizzazione, con moduli standard per l'edilizia e l'avvio di attività produttive (Scia), da pubblicati su www.impresainungiorno.gov.it. Sempre sul fronte informatizzazione, il dl mira anche a velocizzare il processo amministrativo digitale.

- TETTO STIPENDI MANAGER. Viene abbassata del 20% la remunerazione per i membri dei Cda delle società partecipate che lavorano pressoché esclusivamente per la Pa.

- ANAC, POTERI A CANTONE. Viene allargato il campo d'azione del presidente dell'Autorità Anticorruzione, ruolo oggi ricoperto da Raffaele Cantone. La sua vigilanza sui contratti d'appalto a rischio coinvolgerà pure le concessionarie e potrà proporre commissariamenti anche nei casi in cui il procedimento penale non sia stato ancora aperto.

- STRETTA ASPETTATIVE MAGISTRATI. Le toghe che ricoprono incarichi in uffici di diretta collaborazione con la Pa, pure se solo di consulenza giuridica, non possono più godere dell'aspettativa, devono quindi per forza andare fuori ruolo, posizione per cui gli spazi non sono infiniti (la durata massima è di dieci anni). La regola però non vale per coloro che hanno già incassato il 'diritto' all'aspettativa.

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