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Grasso si difende: io imparziale, polemiche indegne

E attacca: "Scontro non serve. Il voto segreto? Lo impone regolamento"

Addolorato per lo spettacolo dello scontro tra maggioranza e opposizione sulle riforme in Aula; anzi, di più, indignato perché in questo modo si consegna al Paese un'immagine sbagliata della politica e delle istituzioni. Il presidente del Senato Piero Grasso fa sentire la sua voce il giorno dopo la 'marcia' dei parlamentari di minoranza verso il Quirinale per protestare contro l'imposizione della "tagliola" sul ddl che disegna il nuovo Senato ed il Titolo V della Costituzione. Ma, allo stesso tempo, va all'attacco e chiarisce ai partiti che non ha alcuna intenzione di farsi trascinare in quelle che definisce "indegne polemiche".

Nella questione delle riforme, infatti, il presidente - ci tiene a sottolinearlo - svolge un "ruolo di arbitro imparziale" e di "garante sia della maggioranza che delle opposizioni". Cita il suo passato da magistrato: "So bene, per esperienza che il ruolo del giudice imparziale è tra i più esposti a critiche ma questo non ha mai intaccato la mia terzietà prima e non lo farà neanche ora".

La seconda carica dello Stato non ci sta a farsi tirare per la giacchetta, né da una parte né dall'altra. Il suo avvertimento è rivolto quindi alla maggioranza. Grasso non le cita ma appare evidente che voglia replicare alle accuse di mancanza di imparzialità rivoltegli dal Pd dopo la decisione di consentire il voto segreto su alcuni emendamenti. Era stato il senatore dem Luigi Zanda, già molto duro nei giorni scorsi, a giudicare "superficiale" la decisione presa da Grasso. Ma la replica dell'ex pm siciliano non si fa attendere: "Il regolamento non lascia alcun margine di interpretazione prevedendo - sottolinea il presidente del Senato - che, su richiesta di 20 senatori, sono effettuate a scrutinio segreto le deliberazioni relative alle norme sulle minoranze linguistiche".

Ma la seconda carica dello Stato non cerca certo lo scontro con il suo partito e sottolinea anche come, "vista la mole abnorme di richieste" abbia "previsto la possibilità di adottare la regola del cosiddetto 'canguro' che, in parole semplici, permetterà di votare le parti comuni degli emendamenti una sola volta, riducendo drasticamente il numero delle deliberazioni con voto segreto".

A Grasso viene contestato il suo giudizio non positivo sul ddl quando questo è arrivato a palazzo Madama. Ma anche su questo punto chiarisce. In primis fa intendere di essere favorevole a "queste riforme attese da decenni, largamente condivise" e ne indica i punti essenziali: "superamento del bicameralismo paritario, nuovo equilibrio tra i due rami del Parlamento, snellimento del processo legislativo e riduzione del numero dei parlamentari". "Io - rimarca - ho espresso la mia opinione costruttiva durante i giorni in cui il progetto iniziale è stato aperto a qualsiasi contributo e prima che questo venisse depositato in Senato". "Ho ritenuto mio dovere in quel momento - aggiunge - segnalare i punti di forza e di debolezza della proposta del governo, specificando che da presidente del Senato, una volta iniziato l'iter parlamentare, non sarei più intervenuto, come del resto ho fatto". Infine, lancia un monito a tutti i partiti. "La rappresentazione plastica del muro contro muro, dell'indisponibilità a sentire le ragioni dell'altra parte, le accuse, le iperboli e le provocazioni devono lasciare il posto al confronto e alla ricerca di soluzioni condivise. In una parola: al ritorno alla politica".
   

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