Alta tensione sulle riforme costituzionali tra Governo e Forza Italia: il premier Matteo Renzi ha risposto a muso duro all'ultimatum di Renato Brunetta che aveva intimato l'approvazione entro Pasqua della legge elettorale altrimenti salterà l'intesa con Fi su Senato e Titolo V. Ma in serata è intervenuto lo stesso Silvio Berlusconi per chiarire, con una nota, che Fi ''non si rimangia la parola'' data, che non lancia ultimatum e che quindi ''mantiene dritta la barra in direzione delle necessarie riforme''.
Rispetto ''fino in fondo'' del patto con Renzi, dunque. Ma il Cav sollecita anche un incontro con il premier tra l'altro per aggiornare l'intesa siglata tra i due. E con l'occasione ha rilanciato sulla legge elettorale (approvarla prima del Senato). Intanto Renzi, che ha adombrato una spaccatura tra lo stesso Brunetta e Denis Verdini, per aumentare la pressione su quest'ultimo aveva lasciato in stand by l'incontro con Berlusconi. Il tam tam delle dichiarazioni di Forza Italia contro i tempi serrati imposti da Renzi all'approvazione della riforma del Senato, è iniziato sin dalla mattina (da Laura Ravetto ad Altero Matteoli). Ma ad alzare il livello della tensione, portandolo a sfiorare la rottura ci ha pensato Renato Brunetta con un "aut aut": "Noi chiediamo a Renzi, se vuole mantenere la parola, se vuole mantenere i patti, approvare la riforma elettorale prima di Pasqua, altrimenti casca l'accordo con Berlusconi, con Forza Italia". E ad accrescere la sfida, pure l'invito a dimettersi se non riuscirà a farlo.
A mostrare come il governo non si sia impressionato per le esternazioni del capogruppo di Fi, ci ha pensato il ministro Maria Elena Boschi che ha liquidato come "una idea di Brunetta" la richiesta avanzata, anche perché mancano solo 10 giorni a Pasqua. Ancora più pesante Renzi, che ha risposto con un uno-due: "non accettiamo ultimatum da nessuno meno che meno da Brunetta; se stanno al gioco delle riforme bene se no, al Senato, ce la facciamo" a cui è seguito un gelido "non mi risultano" al momento su eventuali incontri con Berlusconi. Ma l'incontro era stato perorato anche in mattinata da Verdini e da Giovanni Toti. E poi pure l'adombramento di divisioni tra gli "azzurri": "le questioni interne a Fi se le risolvano loro". Ma Toti ha dato "copertura" a Brunetta rivoltando contro il Pd l'accusa di divisioni interne come freno alle riforme. Fatto sta che un incontro tra il premier e i presidente di Forza Italia sembra essersi allontanato. Renzi non è disposto a subire i continui attacchi di Brunetta.
D'altra parte, un faccia a faccia con il premier e il mantenimento del dialogo sulle riforme è essenziale per Berlusconi per conservare un ruolo per sé e il proprio partito ora che con l'esecuzione della sentenza Mediaset potrebbero cambiare la carte in tavola sulla sua agibilità politica. Renzi ha insistito sul fatto che anche senza Forza Italia le riforme avranno i numeri in Senato, in questo appoggiato da Angelino Alfano, secondo il quale il sì di Fi è "auspicabile ma non necessario", e la riforma "sara' approvata con maggioranza assoluta, se Forza Italia si sfila". Anche l'Udc Gianluca Galletti ha ribadito l'appoggio del suo partito alle riforme. Ma una mano a Fi la dà la minoranza del Pd. Pippo Civati ha rilanciato l'idea di un Senato eletto, proprio come chiedono gli azzurri e come propone di ddl dei 25 senatori della minoranza interna al Pd. Su questi ultimi però Renzi si dichiara non preoccupato ("ce la facciamo, ce la facciamo") convinto che la minoranza del Pd si fermerà in tempo.
Alfano, senza Fi vinceremo comunque referendum - "Con il contributo di Forza Italia la riforma del Senato può essere approvato con una maggioranza dei due terzi evitando il referendum confermativo. Se così non sarà, andremo avanti lo stesso e approveremo le riforme a maggioranza. Il referendum le confermerà e giudicherà in questo modo anche chi dalle riforme si è allontanato". Lo ha detto Angelino Alfano, leader di Ncd a Rtl 102.5.