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De Mistura, in Siria sono morte 400.000 persone

Sanguinosi scontri tra Damasco e Curdi

(di Lorenzo Trombetta)

Almeno 40 morti e un centinaio di feriti in due giorni di scontri è il bilancio degli inediti combattimenti nel nord-est della Siria tra forze governative e milizie curdo-siriane, due attori che negli ultimi anni hanno convissuto spartendosi l'influenza della ricca regione a maggioranza curda. A Ginevra intanto il mediatore dell'Onu Staffan De Mistura ha incontrato la delegazione del governo siriano e ha affermato che nonostante il ritiro, per ora, della delegazione delle opposizioni in esilio, i colloqui indiretti continuano. Ma de Mistura ha anche fornito un bilancio delle vittime del conflitto molto più alto di quello dell'Onu: i morti sono 400.000 e non una cifra tra i 250 e i 300mila come ritenuto fino ad ora. "Questa tragedia deve finire", ha aggiunto pur precisando di non avere prove certe per la sua stima. Le violenze continuano in gran parte dei teatri di guerra del Paese: almeno 20 sono i civili uccisi nei raid governativi su Aleppo e dintorni, nel nord della Siria, in zone fuori dal controllo del regime. Gli aerei di Damasco hanno gettato i purtroppo tristemente noti barili bomba e altri ordigni su abitazioni civili a est della città contesa. Almeno 10 civili uccisi si registrano nella regione orientale di Dayr az Zor, controllata dall'Isis. Gli aerei della coalizione guidata dagli Usa, affermano gli attivisti, hanno colpito postazioni jihadiste ma anche abitanti a est del capoluogo della regione sull'Eufrate e al confine con l'Iraq. A est di Damasco invece l'Isis ha rivendicato l'abbattimento di un jet governativo siriano. E i mezzi di informazione dell'organizzazione jihadista hanno mostrato le immagini di quel che rimane del velivolo precipitato nell'area di Jabal Dakwe. L'agenzia russa Interfax ha citato una fonte militare siriana, secondo cui l'aereo è precipitato in seguito a un "guasto tecnico". L'Isis afferma di averlo abbattuto con la contraerea. Nel nord-est del Paese, nel distretto di Qamishli e in quello del capoluogo Hasake, sono proseguiti fino a stamani gli scontri armati scoppiati due giorni fa tra milizie lealiste, sostenute dall'esercito di Damasco, e le forze di protezione del popolo (Ypg) curde, ala armata del partito democratico curdo che domina la regione sempre più di fatto separata dal resto della Siria in guerra. Secondo il sito curdo-siriano Hawar, le forze curde hanno ucciso solo oggi 15 miliziani lealisti. I media controllati da Damasco non accennano in alcun modo ai combattimenti di Qamishli. E il giornale libanese filo-siriano al Akhbar riferiva stamani di un "intervento dell'esercito siriano per sedare gli scontri tra milizie lealiste e milizie curde". Il sito curdo-iracheno Rudaw, solidale con i "fratelli" curdi siriani, citava fonti mediche a Qamishli secondo cui "gli attacchi del regime (siriano) hanno ucciso 23 civili e ferito almeno 60". Le stime al ribasso degli scontri sono di circa 40 uccisi e un centinaio di feriti tra armati e civili. Attorno alle 15:30 locali le forze rivali hanno annunciato un cessate il fuoco in vista di negoziati. Ai colloqui di Ginevra le forze curde di Qamishli e Hasake, sostenute a vari livelli sia da Russia che dagli Usa, non sono rappresentate. Questo appare uno degli ostacoli al corretto svolgimento dei negoziati. Ma De Mistura è convinto che "servira rinnovare il cessate il fuoco (del 27 febbraio) ed accelerare gli aiuti umanitari".

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