"Meglio parlarsi che farsi la guerra". E' questo il senso di una battuta fatta nelle ultime ore dalla premier britannica Theresa May per abbassare i toni della rinnovata polemica fra Londra e Madrid su Gibilterra, e sul futuro status che la Rocca potra' avere dopo la Brexit. Parlando dal Medio Oriente, May ha citato un famoso gioco di parole di Winston Churchill: "jaw-jaw not war-war" (qualcosa come "meglio usare le mascelle che le armi"). Una risposta a Michael Howard, vecchio ex leader Tory in disarmo, che aveva evocato provocatoriamente la minaccia di azioni militari come per le Falkland-Malvine ove mai la Spagna, appoggiata dall'Ue, mettesse in dubbio la sovranita' britannica su Gibilterra. Sollecitata poi su altri temi, la premier ha difeso l'alleanza ferrea e i rapporti d'affari con l'Arabia Saudita, dove si trova oggi, ignorando la richiesta del leader laburista Jeremy Corbyn e di altri di una moratoria almeno nella vendita di armi a Riad: accusata di bombardamenti indiscriminati e sospetti crimini di guerra sauditi nello Yemen.
Rimarremo amici e partner ma nei negoziati la Gran Bretagna dovrà prepararsi a una posizione forte da parte dell'Unione europea". Così il capogruppo del Ppe al Parlamento europeo Manfred Weber. "Temo - ha detto in plenaria all'eurocamera - che Londra pensi che si sia trovato l'accordo per cui si lascia quello che è negativo e si tiene quello che è positivo". Anche Weber ha elencato le priorità per il negoziato, esprimendo preoccupazione in particolare per la situazione in Irlanda del Nord e Gibilterra. "Si sta discutendo nella direzione assolutamente sbagliata - ha detto - che è quella imposta dai populisti e dai nazionalisti".