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Serbia oggi al voto

Alle urne per politiche, provinciali Voivodina e amministrative

(di Franco Quintano)

Serbi oggi alle urne per le elezioni politiche anticipate che vedono nettamente favorito il premier Aleksandar Vucic e il suo Partito del progresso serbo (Sns, conservatore), dato da tutti i sondaggi di gran lunga in testa sulle altre forze politiche. Ma il voto, se da un lato è destinato a rafforzare il potere e l'autorevolezza di Vucic e del suo programma di riforme e integrazione europea della Serbia, dall'altro potrebbe riservare la sorpresa di un forte balzo in avanti dell'estrema destra reazionaria, antieuropeista e filorussa. L'assoluzione inaspettata di Vojislav Seselj (61 anni) nei giorni scorsi dalle accuse di crimini di guerra da parte del Tribunale penale dell'Aja (Tpi) ha infatti dato al leader ultranazionalista serbo, autorizzato a tornare in patria nel 2014 per motivi di salute, una forte spinta in termini di popolarità e consensi. E tutti danno per scontato il ritorno in parlamento del Partito radicale serbo (Srs), che Seselj ha continuato a guidare anche durante gli anni di detenzione nel carcere del tribunale dell'Aja. Vucic (46 anni) - anch'egli in passato convinto nazionalista e alleato di Seselj e Slobodan Milosevic, convertitosi poi su posizioni ben più moderate e riformiste da autentico europeista - ha voluto fortemente il voto anticipato (di due anni rispetto alla scadenza regolare della legislatura) per ottenere un nuovo mandato pieno di quattro anni che gli consenta di accelerare e consolidare il programma di riforme, proseguire con convinzione sulla strada dell'integrazione europea della Serbia e presentarsi così con tutte le carte in regola per la fine del negoziato di adesione alla Ue, che Belgrado intende concludere proprio per il 2020. Ma gli avversari politici di Vucic - che accusano il premier di autoritarismo ed eccessivo protagonismo - sostengono che il suo primo vero obiettivo sarebbe il rafforzamento del suo potere politico in questa fase di larga popolarità, che potrebbe tuttavia presto esaurirsi per le altre dolorose riforme economiche e sociali necessarie alla modernizzazione della Serbia. Il partito di Vucic - che si è guadagnato stima e rispetto internazionale per le riforme, le sue convinzioni europeiste, il suo impegno per la riconciliazione e la stabilità nei Balcani, il dialogo con Pristina e per la saggia gestione della crisi dei migranti - è dato al 50,9% dei consensi dall'ultimo sondaggio diffuso prima del silenzio elettorale che in Serbia dura due giorni. A grandissima distanza segue il Partito socialista (Sps) del ministro degli Esteri Ivica Dacic con il 12,3%, mentre in terza posizione figura appunto il Partito radicale serbo (Srs) di Seselj, accreditato del 7,9%, ben oltre lo sbarramento del 5% necessario all'ingresso in parlamento, dove attualmente non ha rappresentanti. Altri partiti di un'opposizione divisa e frammentata - sia a sinistra che a destra - sono tutti intorno al 5%-6% e lottano per aggiudicarsi qualcuno dei 250 seggi del parlamento unicamerale di Belgrado. Negli ultimi appelli agli elettori, Vucic ha promesso di proseguire e accelerare il cammino europeo della Serbia, respingendo ogni tipo di compromesso con le forze estremiste e anti-Ue. Seselj da parte sua ha invitato a fare del voto un referendum per scegliere tra una Ue ostile e contraria agli interessi della Serbia e invece un'inversione di marcia con un avvicinamento alla Russia, a suo avviso unica vera nazione amica e alleata della Serbia.

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