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Prova forza Hollande su 'Jobs Act' dopo gli scioperi

Governo con Valls aggira il Parlamento

Aggirato il Parlamento: dopo mesi di psicodramma politico, il governo del premier francese Manuel Valls ha deciso di forzare il passaggio della contestata riforma del Lavoro, il cosiddetto Jobs Act alla francese, il cui obiettivo è contrastare il livello record della disoccupazione. Nel corso di un consiglio dei ministri convocato d'urgenza all'Eliseo, l'esecutivo ha dato il via libera all'uso dell'articolo 49-3 della Costituzione, che ne impone l'adozione escludendo il voto dell'Assemblée Nationale, salvo l'improbabile approvazione della mozione di sfiducia, immediatamente presentata dall'opposizione di centro-destra (Udi-Les Républicains). Una scelta, quella dell'esecutivo socialista, dettata dall'assenza di una maggioranza in parlamento e dal fallimento delle trattative con i principali sindacati. La decisione di forzare l'iter "mi ha fatto male al cuore", ha detto Valls in diretta alla tv TF1. Ma "dobbiamo condurre in porto la riforma perché il Paese deve andare avanti", ha detto il primo ministro, tuonando contro la fronda di quei deputati socialisti che si oppongono alla legge, che tra l'altro prevede maggiore flessibilità e licenziamenti più facili. Questo mentre davanti alla sede dell'Assemblea nazionale e in altre piazze di Francia si sono subito riaccese tensioni e proteste. "Proseguire il dibattito parlamentare - ha aggiunto il primo ministro - significa correre il rischio di rimettere in discussione le ambizioni del progetto legislativo". Già nei giorni scorsi, il braccio destro del presidente François Hollande lasciò intendere di essere pronto a tutto pur di superare il blocco del Parlamento e di portare a casa la cruciale 'riforma El Khomri', dal nome della giovane ministra del Lavoro a cui è stata affidata, a un anno dalle presidenziali del 2017. Di qui la decisione di sfoderare l'arma del 49-3 che esattamente dieci anni fa, quando non era ancora presidente, venne bollata dallo stesso Hollande come un "atto di brutalità, una negazione della democrazia". Il 49-3? "E' la triste ammissione di un fallimento", deplora oggi Aurélie Filippetti, l'ex ministra della Cultura, che si dimise dall'esecutivo in nome dei valori della gauche, unendosi al coro di proteste in tutta la Francia. Nuit Debout, il movimento ispirato agli indignados spagnoli che da fine marzo occupa Place de la République, parla di "insulto al popolo francese", un "arretramento senza precedenti dei diritti dei lavoratori, un ritorno al XIX secolo". Sette sindacati (Cgt, Fo, Fsu, Solidaires, Unef, Fidl, Unl) hanno indetto per dopodomani una quinta giornata di mobilitazione. Le parti sociali, la sinistra antagonista e gli studenti scesi in piazza ritengono la legge troppo liberista e fonte di precarietà mentre l'esecutivo assicura che è il solo modo per ridare un futuro ai milioni di senza lavoro. Critiche arrivano anche dall'opposizione di centrodestra (Udi-Les Républicains), che ieri ha presentato una mozione di censura, l'unico strumento in grado di bloccare l'adozione della riforma attraverso la procedura '49-3'. Il rischio è l'apertura di una grave crisi di governo a un anno dalla corsa all'Eliseo. Uno scenario che però necessita dell'avvallo di un alto numero di deputati, incluso tra i socialisti, e che in molti a Parigi non vogliono nemmeno immaginare. Hollande ha promesso ai francesi che non si presenterà per un secondo mandato senza una netta inversione dei dati sulla disoccupazione.

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