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Frontex rilancia allarme su terroristi tra i migranti

'Due attentatori Parigi passarono da Grecia con documenti falsi'

L'allarme di Frontex: Gli attacchi di Parigi "hanno chiaramente dimostrato che i flussi di migranti irregolari possono essere utilizzati dai terroristi per entrare nella Ue". E' quanto evidenzia Frontex, l'agenzia per il controllo delle frontiere esterne dell'Ue, nel rapporto 2016 sull'analisi dei rischi pubblicato oggi. Due dei terroristi coinvolti nelle azioni di Parigi, si legge nel documento, "erano in precedenza entrati nell'Ue attraverso Leros presentando alle autorità greche falsi documenti siriani". Inoltre, sempre secondo Frontex, nel 2015 i Paesi Ue hanno segnalato 1,82 milioni di "attraversamenti illegali della frontiera esterna", una cifra record, più di sei volte il precedente record registrato nel 2014. Si stima in un milione gli arrivi dei migranti in Europa. Gran parte dei passaggi illegali di frontiera viene contata con i migranti che arrivano sulle isole greche dalla Turchia, ma poi vengono contati di nuovo quando si ripresentano ad un'altra frontiera Ue dalla rotta balcanica.

 

Al via la riforma dell'asilo Ue. Vienna, soldati al Brennero 

(di Marco Galdi)

Il rinvio dei migranti dalla Grecia alla Turchia, lanciatoi con grande enfasi mediatica, si è già fermato. E mentre la Commissione europea presenterà le "opzioni" per la riforma del sistema di Dublino, per rafforzare le vie di immigrazione legale e la sicurezza della frontiera esterna, il portavoce afferma che le 'deportation' si fanno "per rendere chiaro che usare la rotta illegale non dà frutti". Ma dalla Grecia spiegano che la maggior parte degli almeno tremila profughi trattenuti nelle isole del Dodecanneso ha presentato domanda di asilo. Che vanno valutate individualmente e quindi per ora mancherebbero le persone da rimandare indietro. Intanto, mentre a Idomeni e al Pireo si cerca di convincere i migranti ad accettare il trasferimento nelle strutture provvisorie, Vienna si prepara a blindare il confine col Brennero, anche con la forza militare. "L'esercito austriaco è pronto per un intervento rafforzato", ha detto il ministro della Difesa Hans Peter Doskozil, aggiungendo che "se necessario, sono pronte alcune centinaia di soldati". Numero che "potrebbe essere accresciuto". Angelino Alfano, dalle colonne del Financial Times, ha sollecitato la Ue a far sentire la sua voce ed a stipulare anche con i Paesi africani accordi sulla falsariga di quello con la Turchia. Tema che sarà affrontato giovedì ad Addis Abeba in un incontro tra un gruppo di commissari europei guidato da Federica Mogherini con le controparti dell'Unione africana. Col portavoce dell'esecutivo Ue, Margaritis Schinas, che però osserva come per fare accordi "servono Paesi solidi". E sulla legalità dell'accordo Ue-Turchia per sigillare la rotta balcanica continuano a pesare forti dubbi. Da una parte Ankara - nonostante la visita del commissario Avramopoulos - è ancora ferma alla "volontà politica" di garantire protezione ai non-siriani, come afghani e iracheni che rischiano di essere rispediti a rischiare la vita nei paesi d'origine. Dall'altra, anche se da Bruxelles insistono che "nessun richiedente asilo sarà respinto", l'Unhcr denuncia che 13 (afghani e congolesi) dei 202 rinviati ieri in Turchia da Chios non hanno neppure avuto la possibilità di presentarla, la domanda d'asilo. "Un errore", dicono i greci, lanciando segnali preoccupanti sull'effettiva gestione del meccanismo. Preoccupanti, almeno per socialisti e liberali del Parlamento europeo, appaiono anche le anticipazioni sulla proposta di riforma del sistema europeo d'asilo e dell'accordo di Dublino che la Commissione presenterà domani. Non ci sarà alcuna proposta legislativa, ma solo una "comunicazione". Punto principale: arrivare ad una vera armonizzazione della politica d'asilo europea, adottando 'regolamenti' immediatamente esecutivi e non più direttive, che vengono trasposte e adattate alle singole legislazioni nazionali. In un futuro non meglio precisato l'Easo (l'Agenzia europea per l'asilo) dovrebbe avere un ruolo operativo centrale, col potere di decidere in primo grado sulle singole richieste. Ma sul punto centrale dell'accordo di Dublino (in vigore dal 1997 e sostanzialmente immutato nonostante la revisione del 2013), quello che mette in carico ai paesi di primo approdo - quindi, per ora, Grecia e Italia - l'accoglienza dei migranti e la gestione delle richieste d'asilo, le due opzioni in campo non appaiono particolarmente forti. La prima di fatto lascia le cose come sono, ma con un meccanismo permanente di ricollocazione una volta che il paese interessato ha raggiunto i limiti di capienza. La seconda dà ai paesi di prima accoglienza l'obbligo di registrare e identificare chi arriva, con un sistema obbligatorio di redistribuzione tra i 28 per la valutazione delle richieste d'asilo e l'eventuale successiva accoglienza. Inquieti due terzi della coalizione che sostiene la Commissione al Parlamento europeo. "Niente operazioni di maquillage", avverte il capogruppo socialista Gianni Pittella, mentre il leader dei lib-dem Guy Verhofstadt avverte che "se resta lo status quo, la Ue sarà distrutta".

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