Nuovi colpi di arma da fuoco ed esplosioni sono stati segnalati stasera nella base aerea indiana attaccata ieri a Pathankot (Stato indiano di Punjab) da un commando armato, presumibilmente venuto dal Pakistan, e dove le forze di sicurezza starebbero cercando di neutralizzare i due uomini armati restanti, dopo i quattro finora uccisi. A questo inquietante episodio, che rischia di compromettere le prove di dialogo avviate alla fine dello scorso anno fra India e Pakistan, si è aggiunta l'emergenza prodotta oggi da varie segnalazioni di bombe su un treno e in due stazioni di New Delhi, fortunatamente rivelatesi false. Il bilancio, provvisorio, delle vittime è di quattro militanti e sette militari morti, e 20 altri soldati feriti. Fra le vittime vi è anche un colonnello capo di una squadra di artificieri ucciso dallo scoppio di una granata che stava cercando di rimuovere dal corpo di uno degli assalitori uccisi. Gli ultimi scoppi, di natura imprecisata, sono stati uditi nella base aerea poco dopo le 19 (le 14,30 italiane) indicando che i residui membri del commando attaccante oppongono ancora una strenua resistenza. I media si chiedono come sia possibile che, ad oltre 40 ore dall'inizio dell'incidente, le forze speciali indiane non siano ancora riuscite a riprendere il totale controllo della base. Alcuni suggeriscono che i militanti possano avere nelle loro mani dei prigionieri, civili o militari, e questo ritarderebbe la controffensiva delle forze di sicurezza. Per tutta la giornata è stata frenetica l'attività politica e militare con vertici e conferenze stampa per spiegare che la lentezza delle operazioni di contrasto dei militanti è dovuta alla loro complessità e alla preoccupazione di preservare il patrimonio di aerei ed elicotteri esistenti nella base. Fonti militari indiane hanno indicato in serata che l'azione delle forze di sicurezza nella base di Pathankot, ormai giunta alla sua fase finale, continuerà comunque almeno fino a domani.