Il volo Air Asia 8570, schiantatosi nel mare di Giava due settimane fa, sarebbe esploso prima dell'impatto con l'acqua. Lo sostengono alcuni esperti, citatida Sky News. Secondo S.B. Supriyadi, uno dei coordinatori dei soccorsidell'agenzia nazionale indonesiana, il velivolo si sarebbespezzato a mezz'aria perchè la cabina non poteva adattarsi alcambiamento improvviso della pressurizzazione in seguito allabrusca discesa.
I sommozzatori hanno recuperato la seconda scatola nera dell'aereo. Il registratore vocale della cabina di comando è stato estratto da sotto i pesanti resti di un'ala di mattina presto, sul fondo del mare di Giava, ad una profondità di circa 30 metri, il giorno successivo al ritrovamento della prima scatola nera. "Grazie a Dio - ha commentato Tonny Budiono, responsabile della navigazione al ministero malese dei Trasporti - è una buona notizia per gli investigatori", che potranno così individuare le cause dello schianto. L'apparecchio sarà portato ora nella capitale Giakarta, per essere scaricata sui computer e analizzata con l'altra scatola nera.
Intanto nei giorni scorsi è stata portata in superficie la coda del velivolo precipitato nel mar di Giava il 28 dicembre con 162 persone a bordo.
Il volo QZ8501 non avrebbe dovuto prendere il volo, perché senza licenza di farlo in quel giorno.
Con la dinamica dell'incidente ancora incerta, e mentre le operazioni di recupero dei corpi sono rallentate dal maltempo, le rivelazioni delle autorità indonesiane aggiungono un sapore di beffa a una tragedia costata 162 vite. E al contempo, sollevano importanti questioni sulla sicurezza, le norme e le infrastrutture di controllo di un settore aereo che nell'ultimo decennio ha visto un boom del traffico nel popoloso arcipelago. Secondo il ministero dei Trasporti di Giakarta, la compagnia aerea malese - che in Indonesia opera sotto il nome di un'affiliata locale - era autorizzata a volare quotidianamente sulla tratta Surabaya-Singapore fino allo scorso ottobre. Per la stagione invernale, tuttavia, il permesso era limitato alle giornate di lunedì, martedì, giovedì e sabato. E l'incidente è avvenuto di domenica. Mentre non è ancora chiaro come l'AirAsia abbia potuto proseguire con voli giornalieri senza autorizzazione, le autorità hanno sospeso il permesso per quella rotta, che sul sito della compagnia è ora "non disponibile".
Nel mare di Giava prosegue il lento recupero dei detriti dell'Airbus 320-200 e dei corpi. Finora ne è stata recuperata una cinquantina, ma pochissimi sono stati identificati.
L'incidente è avvenuto pochi minuti dopo la richiesta del volo QZ8501 di salire di quota per evitare delle nubi temporalesche. In base ai dati finora pubblicati, la maggior parte degli esperti crede che l'aereo sia entrato in fase di stallo dopo un'ascesa troppo verticale, che avrebbe fatto perdere il controllo ai due piloti. Altri ipotizzano tuttavia che il volo abbia quasi completato un atterraggio di emergenza sull'acqua, finito male sotto la forza delle onde. Secondo un rapporto dell'agenzia meteorologica indonesiana, l'eventualità "più probabile" è che i motori dell'Airbus si siano ghiacciati in quella sacca di estremo maltempo. In ogni caso, le rivelazioni sul contesto dell'incidente stanno mettendo sempre più sotto esame il settore aereo in Indonesia (240 milioni di abitanti), che più di ogni altro Paese nella regione ha visto una crescita esponenziale dei voli nell'ultimo decennio. Oltre alle disposizioni disattese dalla AirAsia, la regina delle low-cost con lo slogan "Ora tutti possono volare", c'è anche il fatto che la richiesta dei piloti del QZ8501 abbia avuto risposta solo dopo due minuti, quando l'aereo era già sparito dai radar. Risposto che peraltro fu negativa, dato che nella zona stavano viaggiando altri sei aerei.