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Venezuela: Big Ue riconoscono Guaidò. Nuova tensione Lega-M5s. Mattarella: 'No a incertezze'

Ira di Mosca: 'Intromissione negli affari interni di un Paese'. Palazzo Chigi: "Sostegno a rapide elezioni libere"

I big dell'Ue riconoscono ufficialmente Jean Guaidò presidente ad interim e chiedono che convochi al più presto nuove elezioni. L'Italia, per il momento, non prende una posizione ufficiale e si registra, ancora una volta, una diversità di vedute tra i due alleati di governo. Dalla Lega, più in linea con quanto sostenuto dal resto dei Paesi Ue, si sottolinea che 'Maduro è uno degli ultimi dittatori di sinistra rimasti in giro, che governa con la forza e affama il suo popolo. L'auspicio sono libere elezioni il prima possibile'.

Dal lato M5s a parlare è Alessandro Di Battista. "Ci vuole coraggio - dice - a mantenere una posizione neutrale in questo momento, lo so. L'Italia non è abituata a farlo. Ci siamo sempre accodati in modo vile agli "esportatori di democrazia. L'Europa dovrebbe smetterla una volta per tutte di obbedire agli ordini statunitensi".

Ma a parlare è anche il capo dello Stato. "Non ci può essere incertezza nè esitazione nella scelta tra la volontà popolare e la richiesta di autentica democrazia da un lato e dall'altro la violenza della forza", dice il presidente della Repubblica Sergio Mattarella chiedendo senso di responsabilità e chiarezza in Italia per il Venezuela su una linea condivisa con gli alleati e i partner europei.

"L'Italia appoggia il desiderio del popolo venezuelano di giungere nei tempi più rapidi a nuove elezioni presidenziali libere e trasparenti, attraverso un percorso pacifico e democratico, nel rispetto del principio di autodeterminazione". Lo afferma una nota della presidenza del Consiglio spiegando che l'Italia "parteciperà attivamente ai lavori del gruppo di Contatto internazionale".

Interviene anche il ministro dell'Interno, Matteo Salvini: "Non stiamo facendo una bella figura - ha detto al programma 'Quarta Repubblica' su Rete 4.- . Capisco che ci sono sensibilità diverse nel Governo, parte dei nostri alleati ritiene che dobbiamo essere piu' prudenti, ma è la Costituzione venezuelana che dice che, finito il mandato di Maduro, dittatore rosso, entra in carica il presidente della Camera, Guaidò". 

Intanto Maduro spiega di aver scritto al Papa.  "Ho inviato una lettera a papa Francesco- ha detto in una intervista a Sky TG24 - spero che sia in viaggio o che sia arrivata a Roma, al Vaticano, dicendo che io sono al servizio della causa di Cristo. E con questo spirito gli ho chiesto aiuto, in un processo di facilitazione e di rafforzamento del dialogo, come direzione. Io chiedo al Papa che produca il suo miglior sforzo, la sua volontà per aiutarci nella strada del dialogo. Speriamo di ricevere una risposta positiva". Rispondendo ai giornalisti ad Abu Dhabi durante la visita di papa Francesco, il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin ha confermato che Nicolas Maduro ha scritto una lettera al Pontefice. Per il primo collaboratore del Papa, che non ha voluto fare ulteriori commenti, essa "rilancia il dialogo" in Venezuela.

Ad aver ricosciuto Guiadò nel giorno in cui scade l'ultimatum a Maduro sono Francia, Germania, Gran Bretagna, Austria e Olanda. Secondo quanto riferito dalla Spagna non c'è comunque un testo dell'Ue in quanto alcuni Paesi sono contrari. Ira della Russia. 

Mosca considera i tentativi di alcuni Paesi di legittimare il cambio di potere in Venezuela come "intromissione negli affari interni" del Paese. Lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov. "La crisi politica interna in Venezuela può essere risolta solo dai venezuelani stessi", ha sottolineato Peskov. "L'imposizione di qualsiasi soluzione o il tentativo di legittimare il tentativo di usurpazione del potere è, a nostro avviso, interferenza diretta negli affari interni del Venezuela", ha detto Peskov, citato dalla Tass.

Spagna, nessun testo dell'Ue, alcunii contrari - "Avete visto la dichiarazione del premier Sanchez" che stamani ha riconosciuto Juan Guaidò come presidente del Venezuela. "Stiamo lavorando ad una dichiarazione congiunta di più Paesi" europei, perché "alcuni Stati continuano ad opporsi" e quindi non ce ne sarà una a 28, al di là di quella già pubblicata. Così il ministro degli Esteri spagnolo Josep Borrell, a margine della riunione Ue-Lega Araba, che aggiunge: "Per l'Ue, ed in particolare per la Spagna, gli interventi armati sono esclusi e in nessun caso li appoggeremo".

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