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>ANSA-FOCUS/ Via da Kabul, l'ultimo ebreo lascia l'Afghanistan

Zevulon Siman Tov andrà a New York grazie all'aiuto d'un rabbino

(di Massimo Lomonaco)

Anche Zevulon Siman Tov, ultimo ebreo rimasto a Kabul, alla fine se n'è andato dall'Afghanistan.
    Aveva resistito a lungo ma prima di Rosh Hashanà, il Capodanno ebraico, ha lasciato il Paese diretto verso New York. E mentre i Talebani erano alle prese con la formazione del governo e l'aeroporto è chiuso da giorni, Siman Tov, insieme ad alcuni suoi vicini, è stato portato con un autobus in un Paese confinante e da lì andrà negli Usa. A dare la notizia è stato l'uomo di affari israelo-americano Moti Kahana, che in queste settimane ha parlato a lungo con Siman Tov con l'obiettivo di convincerlo a fuggire da Kabul. "Vogliamo condividere con voi tutti - ha scritto Kahana su Twitter - la notizia che non ci sono più ebrei in Afghanistan. L'ultimo, Zevulon, è in salvo e sulla via degli Usa. Grazie molto al nostro sponsor, l'Associazione Tzedek e a tutti gli impiegati della Gdc sul posto e nella regione che continuano a salvare vite. Buon anno". Ora, ha aggiunto, celebrerà la festa di Succot nella città americana.
    L'operazione che ha condotto Siman Tov fuori dall'Afghanistan è stata dunque attuata dalla 'Gdc' di Kahana e finanziata da 'Tzedek' (Giustizia), che fa capo al rabbino di New York Moshe Margarten, attivissimo nell'aiuto agli afghani che volevano lasciare il Paese. "Non dimentichiamo - ha detto il rabbino in una recente intervista alla tv israeliana Kan - che siamo la seconda e la terza generazione di sopravvissuti alla Shoah. I nostri genitori hanno sofferto situazioni simili e non vogliamo che nessuno soffra più così".
    Siman Tov - che è uscito insieme a un nutrito gruppo di vicini, tra cui donne e bambini - per molto tempo si è opposto all'idea di abbandonare l'Afghanistan: nato ad Herat 69 anni fa da una famiglia ebraica ortodossa e trasferitosi a Kabul, aveva resistito anche sotto la prima presa del potere da parte dei Talebani. Ed è stato l'unico ad occuparsi della sinagoga della città dove si era trasferito. Commerciante di tappeti e decoratore, Siman Tov ha una moglie e due figlie che vivono in Israele ma ha non mai espresso la volontà di trasferirsi nello Stato ebraico. La tv Kan ha ricordato che il rifiuto di lasciare Kabul era dovuto anche a motivi personali, tra cui il rifiuto di divorziare da sua moglie e a causa di debiti finanziari. Ma alla fine, anche grazie all'intervento di Kahane e del rabbino Margarten, si è persuaso ad andare via.
   

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