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Birmania, 510 civili uccisi in due mesi da golpe

Dopo il record di almeno 114 persone uccise sabato

 Sono oltre 500 i civili, tra cui molti studenti e adolescenti, uccisi dalle forze di sicurezza dal colpo di Stato militare del 1 febbraio in Myanmar (ex Birmania), secondo l'Associazione per l'assistenza ai prigionieri politici. "Abbiamo la conferma di 510 morti", afferma l'ong specificando che il bilancio "è probabilmente molto più alto", con centinaia di persone arrestate negli ultimi due mesi di cui non si sa più nulla.

Il bilancio è stato particolarmente pesante sabato, 'Giornata delle forze armate birmane', con oltre 110 vittime tra cui sette minori. Nonostante la sanguinosa repressione, ieri i manifestanti sono nuovamente scesi in piazza. Quattordici civili sono morti, la maggior parte nell'est di Yangon (ex Rangoon), la capitale economica del Paese. Di fronte a questo bagno di sangue, Washington ha annunciato l'immediata sospensione dell'accordo quadro su commercio e investimenti concluso nel 2013 con la Birmania, fino al ristabilimento di un governo "democraticamente eletto". La Francia ha denunciato "la violenza indiscriminata e omicida" del regime e ha chiesto il rilascio di "tutti i prigionieri politici", compresa Aung San Suu Kyi, ancora in isolamento. Il Regno Unito, da parte sua, ha chiesto una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza dell'Onu, che si svolgerà domani a porte chiuse. Ma i generali birmani finora non hanno ascoltato le proteste e le sanzioni occidentali. Hanno anche potuto contare sulle divisioni della comunità internazionale. La Cina e l'India si sono rifiutate di condannare formalmente il colpo di Stato. La Russia mantiene stretti legami con la giunta militare: sabato il vice ministro della Difesa russo Alexander Fomin ha partecipato alla parata annuale delle forze armate birmane. Il Cremlino si dice certamente preoccupato per il numero "crescente" dei morti, ma ha dichiarato che la Birmania resta un "alleato affidabile e un partner strategico" con cui vuole rafforzare le sue relazioni militari. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha esortato la comunità internazionale a "più unità" e "più impegno" per fare pressione sulla giunta militare birmana.

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