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Ucraina accusa Russia per omicidio giornalista anti-Putin

Assassinato con colpi d'arma da fuoco nel suo appartamento

Il primo ministro ucraino Volodymyr Groysman ritiene la Russia responsabile della morte del giornalista e critico di Putin Arkady Babchenko. E Mosca respinge al mittente, accusando Kiev di "estremo cinismo".

"Sono convinto che la macchina repressiva russa non gli abbia perdonato la sua onestà e i suoi principi", ha dichiarato Groysman. Il ministro degli Esteri ucraino Pavel Klimkin è più cauto, affermando che "è troppo presto per dire chi è il mandante", ma fa anche riferimento agli omicidi politici come tattica abituale di Mosca per "destabilizzare l'Ucraina". "Babchenko combatteva per una Russia democratica, per l'Ucraina e certamente Mosca lo ha sempre considerato un nemico", ha aggiunto Klimkin. Il giornalista russo Arkady Babchenko è stato ucciso ieri sea nell'atrio di casa sua a Kiev. 

 Le accuse che il governo di Kiev rivolge a Mosca per l'omicidio del giornalista Babchenko sono "un atto di estremo cinismo", ha dichiarato il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, accusando i politici ucraini di "fendere l'aria con dichiarazioni russofobe di fronte a un orribile omicidio invece di lanciare un'inchiesta esaustiva e imparziale".

Babchenko è stato ucciso a colpi di arma da fuoco nel suo appartamento a Kiev. Il cronista è considerato un critico del Cremlino. Aveva lasciato la Russia nel 2017 dopo aver ricevuto "minacce".

Secondo i media, è stato colpito alla schiena da tre proiettili mentre stava rientrando nel suo appartamento. Sua moglie era in bagno al momento dell'attacco e lo ha ritrovato nel corridoio coperto di sangue. Il giornalista - e veterano di guerra - sarebbe morto in ambulanza prima di raggiungere l'ospedale.

Nato nel 1977, Babchenko aveva combattuto nelle forze armate russe nei due conflitti in Cecenia, per poi abbandonare la divisa 2000 e dedicarsi al giornalismo, lavorando come corrispondente di guerra per Moskovsky Komsomolets e Zabytyi Polk. Successivamente ha scritto anche per Novaya Gazeta e ha pubblicato libri, uno dei quali pubblicato anche in Italia, da Mondadori, con il titolo 'La guerra di un soldato in Cecenia'.

Aspro critico del presidente Vladimir Putin, Babchenko si era schierato contro la destabilizzazione dell'Ucraina da parte della Russia e aveva coperto il conflitto con i suoi reportage. Poi, nel febbraio del 2017, in seguito ad una campagna d'odio nei suoi confronti per aver scritto un post su Facebook in cui sostanzialmente si dichiarava indifferente per l'incidente aereo del Natale 2016 costato la vita all'intero coro Alexandrov Ensemble, aveva deciso di lasciare la Russia, trasferendosi prima a Praga e poi a Kiev, dove lavorava per la tv ATR. "Qui non mi sento più sicuro", aveva scritto elencando tutte le minacce che aveva subito dopo quel post, anche da parte del deputato ultranazionalista Vitaly Milonov e dal senatore Frants Klintsevich. Il network Tsargrad, guidato da Alexander Dugin, definito da molti osservatori come l'ideologo di Putin (sebbene questa sia una tesi alquanto controversa e tutta da provare), lo aveva ad esempio inserito al decimo posto dei 100 russofobi più pericolosi.

Condanne all'omicidio di Babchenko sono arrivate dal Consiglio d'Europa e dal presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani.
   

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