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Ambasciatore Australia: interessati ad affari con l 'Italia

'Pronti ad avviare il negoziato con l'Ue sul libero commercio'

Italia e Australia: mondi lontani ma resi più vicini dalla globalizzazione, tanto che tra i due Paesi oggi esistono possibilità di cooperazione, di investimenti e di affari "che vent'anni fa erano impensabili". L'ambasciatore australiano a Roma, Greg French, ospite di un Forum ANSA, cita come esempi quello delle infrastrutture, settore in cui imprese italiane si sono aggiudicate di recente importanti commissioni, e quello delle rinnovabili, su cui l'Australia punta molto, anche in chiave di lotta al cambiamento climatico.

L'Australia guarda dunque con interesse al nostro Paese verso il quale "c'è una rinnovata fiducia di potere investire e di guadagnare". Ma è con tutto il Vecchio Continente che in questa fase storica c'è una "forte spinta" alle relazioni commerciali e agli investimenti. "Per questo - spiega French - abbiamo bisogno di darci una struttura migliore e in tal senso un accordo con l'Ue è per noi fondamentale". Con Bruxelles il Paese ha in ballo un accordo di libero scambio, per il quale devono cominciare i negoziati. "Noi non vediamo l'ora di partire e siamo pronti, auspichiamo che dal Consiglio europeo arrivi presto un via libera all'avvio dei colloqui", spiega l'ambasciatore.

Più in generale, circa l'attuale fase di nuovo protezionismo portata avanti dall'amministrazione Trump, French sottolinea che "un'importante lezione della storia è che le società sono più prospere quando c'è libero commercio". Anche per questo gli australiani sono stati "delusi" dalla decisione di Trump di uscire dal Tpp, il partenariato trans-pacifico. "Non siamo scoraggiati, però - sostiene French -, speriamo che possano rientrare". Il Paese, spiega inoltre l'ambasciatore, lavora per creare nuovi network nel mondo, in particolare con i Paesi emergenti.

Altra sfida globale è quella posta dai fenomeni migratori. Negli anni scorsi le strette misure di controllo delle frontiere messe in atto dall'Australia attirarono l'attenzione in tutto il mondo, compresa ovviamente l'Europa alle prese con la crisi dei barconi. "Non siamo un Paese chiuso - precisa tuttavia French -, anzi, siamo un Paese molto aperto e molto generoso, che dalla Seconda guerra mondiale in poi ha accolto ogni anno una quota di stranieri pari all'1% della popolazione australiana. Abbiamo un'immigrazione regolare temperata da un ragionevole controllo", sottolinea. Anche perché, spiega, se la gente ha la percezione che le frontiere vanno fuori controllo, si riduce anche la "generosità delle persone nei confronti dei migranti".

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