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Dall'Ema ai Mondiali, le esclusioni che bruciano

E poi il miraggio delle Olimpiadi. Sfumati una montagna di soldi

"Povera patria", cantava Franco Battiato negli anni '90 in uno dei suoi tanti successi. Anche quest'anno, l'Italia è decisamente più povera: perdendo l'Ema ed i mondiali di calcio, senza contare l'auto-esclusione di Roma alle Olimpiadi, il danno economico sarà ingente. L'artista siciliano raccontava di un Paese vittima degli "abusi del potere da parte di gente infame". Nel caso dell'Ema, invece, l'Italia è rimasta vittima soltanto della malasorte (e di un meccanismo di voto a dir poco cervellotico), perché Milano si è vista scippare la sede dell'agenzia europea del farmaco da Amsterdam con un sorteggio. Al foto-finish, dopo aver sbaragliato la concorrenza di tante altre città: una sconfitta bruciante, che tra l'altro costerà al sistema Paese circa 1,5 miliardi di euro l'anno di indotto. La delusione per l'Ema è arrivata mentre ancora ci stiamo leccando le ferite per un'altra, clamorosa, debacle: l'esclusione della nazionale dai mondiali di calcio in Russia nel 2018, dopo la sconfitta allo spareggio con la Svezia.

Non staccare il biglietto per Mosca ha costituito una specie di onta per un Paese che ha vinto il titolo quattro volte e che ospita 60 milioni di commissari tecnici, come si dice scherzando per spiegare la passione nostrana per il calcio. Oltre al danno d'immagine e all'umore, ci saranno anche importanti ricadute economiche, che in molti stimano intorno ai cento milioni di euro tra mancati premi, diritti tv, perdita di sponsor, viaggi in Russia. Sono oltre 10 anni, poi, che l'Italia insegue il sogno di ospitare i Giochi olimpici, per dare lustro all'immagine ma anche per far girare parecchi soldi. Pochi mesi fa abbiamo visto gioire Parigi per aver ottenuto di ospitare la manifestazione del 2024. Roma inizialmente era in partita ma il suo sindaco, Virginia Raggi, nei primi atti della sua amministrazione ha deciso di ritirare la candidatura, sottolineando che non era disposta a fare ulteriori debiti per preparare il maxi-evento.

Più o meno con la stessa motivazione, l'allora premier Mario Monti aveva detto no alla candidatura di Roma ai Giochi del 2020. Nel 2004, invece, la capitale italiana aveva perso la sfida con Atene. Demeriti, scelte politiche, destino, le sconfitte fanno sempre male. Specularmente, le vittorie fanno sempre gioire, anche se ottenute per pura fortuna. Se il sorteggio è stato fatale nella sfida per l'Ema, nel 1968 gli azzurri conquistarono la finale degli Europei, che poi vinsero, grazie ad una monetina, al termine di una semifinale finita in parità con la Jugoslavia. L'esultanza di capitan Facchetti, che uscì dal tunnel con la monetina in mano, fece esplodere lo stadio di Napoli, che ospitava il match.

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