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Dacic, i Balcani da sempre una polveriera

'Ma Serbia lavora per stabilità. Grazie Italia per appoggio Ue'

La fragile e delicata situazione nei Balcani, da sempre 'potenziale polveriera', le attese di Belgrado dal vertice regionale di luglio a Trieste, la prospettiva europea della Serbia: sono alcuni dei temi di una intervista a tutto campo che il primo vicepremier e ministro degli Esteri serbo, Ivica Dacic, ha concesso all'ANSA e nella quale parla anche dei rapporti fra Serbia e Italia, della crisi dei migranti, delle presidenziali di domenica prossima nel Paese balcanico.
    "Purtroppo la situazione nella nostra regione è fragile e i Balcani sono sempre una potenziale polveriera", ha detto Dacic.
    "Quando siete seduti su una polveriera, come quella dei Balcani, e quando non avete dove altro andare, davanti a voi vi sono solo due possibilità: accendere la miccia e andare al diavolo bruciando con tutti gli altri, oppure risolvere rapidamente tutte le questioni aperte attraverso il dialogo. La Serbia ha scelto con molta chiarezza la seconda opzione", ha aggiunto il ministro degli Esteri sottolineando il forte impegno di Belgrado per il mantenimento della stabilità nei Balcani occidentali, regione d'Europa attraversata da continue tensioni e turbolenze.
    A cominciare dal Kosovo, dove "i serbi vivono sotto costanti pressioni e minacce", e dove tanta parte del patrimonio storico e culturale serbo è stato distrutto. "La Serbia rispetta gli accordi raggiunti, cosa che non fa Pristina, mentre dalla Ue, mediatore del dialogo, non si vede alcuna pressione in questo senso sulla parte kosovara". In Bosnia-Erzegovina, ha aggiunto Dacic, nonostante il gesto di disponibilità e buona volontà fatto due anni fa dal premier serbo Aleksandar Vucic a Srebrenica, dove fu oggetto di una aggressione fisica, la componente musulmana ritiene di "essere la sola e ignora le altre due nazionalità" che compongono il Paese (serba e croata, ndr). Mentre in Croazia è sempre più evidente la volontà di "rivalutare il regime fascista ustascia". Per Dacic tutto ciò non aiuta la riconciliazione e non contribuisce a stabilizzare la situazione nella regione. "Siamo tutti Paesi vicini e spero che prevarrà l'interesse per il nostro futuro comune", ha affermato Dacic, sottolineando come la Serbia si aspetti un concreto rafforzamento della collaborazione regionale dal vertice dei Balcani occidentali del prossimo 12 luglio a Trieste.
    Sulla crisi dei migranti, il capo della diplomazia serba ha ringraziato l'Unione europea per l'appoggio e gli aiuti concessi finora al suo Paese, ma chiede che la Serbia "non venga lasciata sola" perché, ha osservato, nonostante la chiusura formale della rotta balcanica, "un notevole numero di migranti continua a utilizzare tale itinerario per raggiungere l'Europa occidentale". E sui rapporti con l'Italia Ivica Dacic si mostra entusiasta e ottimista sul futuro. "Nonostante le posizioni diametralmente opposte sul Kosovo", il nostro Paese - ha sottolineato il ministro - è uno dei maggiori investitori in Serbia e tra i primi partner in fatto di interscambio. Dacic ha quindi ringraziato l'Italia per "il consistente e forte appoggio al cammino della Serbia verso la Ue". (ANSAmed)

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