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Trump, messicano espulso si suicida gettandosi da ponte

Sondaggio, maggioranza per stretta immigrazione. Presidente Usa 'sarebbe pronto a far fuori il controverso stratega Steve Bannon dal consiglio per la sicurezza nazionale'

Un migrante messicano si è suicidato lanciandosi da un ponte alla frontiera tra gli Stati Uniti e Tijuana mentre lo stavano rimpatriando insieme con altri immigrati illegali. Guadalupe Olivas, 45 anni di Sinaloa, era già stato espulso in altre due occasioni. Dopo essersi lanciato dal cavalcavia di circa 10 metri di altezza, Olivas è stato portato in un ospedale, dove è deceduto poco dopo. L'uomo aveva con se' una piccola borsa e il cibo che le pattuglie Usa della frontiera consegnano ai migranti espulsi, sottolineano i media locali, ricordando che Olivas era stato fermato lunedì a San Diego.

Da un sondaggio targato Harvard-Harris e pubblicato da The Hill, emerge che un'ampia maggioranza degli americani sostiene le politiche di Trump sull' immigrazione, a parte il muro col Messico, a cui il 53% degli intervistati è contrario (47% a favore). Ma il 53% supporta il suo bando temporaneo contro rifugiati e cittadini provenienti da 7 Paesi islamici (47% contro). Il 75% è a favore di un maggior controllo al confine (25% contro) e l'80% contro le cosiddette città santuario e la loro tutela dei clandestini. L'80% ritiene che le autorità locali delle città santuario - rette in genere da sindaci dem - dovrebbero consegnare i clandestini a quelle federali e il 52% è a favore della revoca dei fondi federali a queste città. Il 77% in ogni caso è favorevole ad una riforma complessiva dell'immigrazione (23% contro). "L'opinione pubblica vuole migranti onesti trattati correttamente e che siano espulsi quelli che commettono crimini, questo è molto chiaro dai dati", ha commentato Mark Penn, co-direttore dell' indagine. Quanto al bando, il 56% ne supporta la motivazione e il sostegno cresce sino al 60% quando le sette nazioni selezionate sono descritte come "Paesi a maggioranza islamica". Il 38% ritiene che la sospensione da parte dei giudici rende la nazione meno sicura. Il sondaggio rivela una forte preoccupazione sui rifugiati che scappano dai loro Paesi per cercare sicurezza in Usa: il 47% pensa che questo flusso abbia un impatto negativo sulla nazionale (il 33% e' di avviso opposto). Quando al campione è stato ricordato che gli Usa pianificano di ricevere 100 mila rifugiati, il 51% ha risposto che il numero dovrebbe essere piu' basso, il 34% che è un numero adeguato. "Gli americani sostengono sia una riforma complessiva dell' immigrazione sia controlli più stringenti e un numero minore di rifugiati, vogliono un mix di compassione e confini forti", spiega Penn. "Vedono l'Isis come la più grande minaccia al Paese e questo sta alimentando preoccupazioni sul flusso migratorio", ha aggiunto. Il sondaggio è stato effettuato su 2.148 persone (39% democratici, 30% repubblicani, 27% indipendenti, 5% altri) ed è frutto della collaborazione dell' Harvard Center for American Political Studies e The Harris Poll

Giro di vite sulla sicurezza interna: stando ai documenti che danno attuazione all'ordine esecutivo di Donald Trump sull'immigrazione illegale, la nuova amministrazione americana cambia le regole sulle espulsioni di immigrati illegali imponendo una stretta anche per quelli macchiatisi di reati meno gravi. Il dipartimento per la Homeland Security indica inoltre l'assunzione di 10mila agenti per la sicurezza di frontiera. In sostanza, stando alle disposizioni del dipartimento per la Sicurezza Interna, si estendono per categoria e quindi per quantità gli irregolari in Usa soggetti ad espulsione. Il memorandum diffuso oggi elimina le indicazioni in vigore durante l'amministrazione Obama che concentravano l'attenzione sugli immigrati illegali che avessero commesso reati gravi o costituissero una minaccia per la sicurezza nazionale. La precedente amministrazione inoltre tendeva a dedicare maggiori risorse sugli individui che avevano appena attraversato la frontiera.

Donald Trump sarebbe pronto a far fuori il controverso stratega Steve Bannon dal consiglio per la sicurezza nazionale. Lo ha fatto capire - scrive il Wall Street Journal - il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, secondo cui il presidente americano prenderebbe "in seria considerazione" un'eventuale richiesta in questo senso da parte del nuovo consigliere per la sicurezza nazionale, Herbert McMaster. "Il presidente ha chiarito che McMaster avrà pieni poteri nel decidere chi dovrà far parte del consiglio", ha chiarito Spicer.

Il Washington Post cambia la testata web aggiungendo la frase 'Democracy die in darkness' (la democrazia muore nell'oscurità) sotto al nome del quotidiano. "Abbiamo iniziato nei giorni scorsi su Snapchat, ora lo diffonderemo su altre piattaforme", spiega la portavoce del quotidiano, Kris Coratti. La decisione arriva nei giorni segnati dalla dura polemica tra Donald Trump e i media. Nei giorni scorsi Bob Woodward, leggendario cronista del 'Watergate', aveva attaccato l'amministrazione affermando proprio che "senza il giornalismo, la democrazia muore nel buio".

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