Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Mondo
  1. ANSA.it
  2. Mondo
  3. Veleni e sabotaggi hi-tech, come uccidono gli 007

Veleni e sabotaggi hi-tech, come uccidono gli 007

Dal polonio di Litvinenko all'ombrello bulgaro di Markov

Veleni subdoli e terribili, bombe nascoste in oggetti di uso quotidiano, trappole mortali: quando i servizi segreti vogliono uccidere qualcuno difficile da prendere o in territorio straniero - com'è il caso di Kim Jong-nam, fratellastro del leader nordcoreano "dissidente" e dunque scomodo e ingombrante - a volte non ricorrono ai sistemi 'convenzionali' dell'agguato all'arma da fuoco, al cecchino, al raid aereo o al drone lanciarazzi. Talvolta il messaggio che l'omicidio implica è un chiaro avvertimento, di duplice valenza: nessuno può sfuggire all'epurazione o alla 'vendetta', per quanto possa sentirsi protetto, e al tempo stesso nessuno, per quanto prudente e previdente, può immaginare tutti i possibili modi in cui la morte potrebbe coglierlo. Una morte che, se deve sempre dare l'impressione della sua inesorabilità, a volte può contenere anche un elemento punitivo, di supplizio, come quello dispensato dai veleni a effetto lento e doloroso. Tecniche di omicidio che implicano capacità operativa, immaginazione, ma non la volontà di nascondere il delitto, di farlo sembrare 'un incidente': perché alcune volte il semplice sospetto non sarebbe un deterrente sufficiente.

    Questo è ovviamente il caso di Aleksandr Litvinenko, l'ex agente dei servizi segreti russi divenuto successivamente dissidente antiputiniano, ucciso nel novembre 2006 con l'inedita quanto clamorosa tecnica della dose di Polonio 210, un veleno radioattivo versato nella sua tazza di tè nel suo asilo londinese. Una morte lenta, durata oltre tre settimane, quella patita dall'ex spia russa, testimoniata dalla foto che lo ritrasse emaciato e avvilito a letto in terapia intensiva. Un delitto circondato da sospetti e misteri, tranne che per il suo valore punitivo.

    Simile fu la tecnica usata sul leader di Hamas Khaled Meshaal, che sei agenti del Mossad, il servizio segreto israeliano, cercarono di uccidere ad Amman, spruzzandogli veleno in un orecchio il 25 settembre del 1997: un'operazione fallita e terminata in modo quasi farsesco, con due agenti israeliani catturati dalla polizia giordana e Meshaal uscito quasi indenne.

    Circa un anno e mezzo prima era invece andato in porto l'omicidio di Yahya Ayyash, un capo militare ed esperto di attentati dinamitardi di Hamas - erano gli anni dell'intifada delle bombe in Israele. Il 6 gennaio 1996 la sua testa fu spappolata da una carica esplosiva piazzata nel suo cellulare e azionata, quando lui rispose a una chiamata del padre, da un drone, che dirottò la chiamata di provenienza agli agenti israeliani, che telecomandarono la carica.

    Meno 'hi-tech' ma abbastanza imprevedibile fu l'eliminazione del leader militare saudita della guerriglia fondamentalista islamica cecena Ibn al-Khattab da parte del servizio segreto russo Fsb nell'aprile 2002. Imprendibile e superprotetto, Khattab era rimasto ferito in precedenza in un raid aereo. Ma a ucciderlo fu una lettera del padre - con cui lui era in regolare corrispondenza - che quando gli fu recapitata era stata contaminata con gas nervino, che Khattab assorbì nell'organismo semplicemente toccando la lettera.

    Ma il capostipite di questi omicidi bizzarri fu compiuto durante la Guerra Fredda: fu quello del dissidente bulgaro Georgi Markov, ucciso, come Litvinenko, a Londra da agenti del servizio segreto di Sofia, Dsb, assistiti dall'allora Kgb dell'alleato sovietico. Era il settembre 1978: lui raccontò di aver sentito una leggera puntura sulla gamba destra mentre aspettava un autobus a Waterloo Bridge e di essersi voltato vedendo un uomo che gli chiedeva scusa per averlo urtato con la punta del suo ombrello, che poi salì su un taxi e sparì. Quell'ingegnoso attrezzo di morte, passato poi alla storia con il nomignolo di 'ombrello bulgaro', aveva un meccanismo a siringa in punta che iniettò una sfera microscopica intrisa di ricina nella gamba di Markov. Il dissidente morì quattro giorni dopo in ospedale. Scovare la causa di morte fu un rompicapo per i medici legali. 

        RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

        Video ANSA



        Modifica consenso Cookie