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Ambasciatore Libia, su ambasciata Italia indagini

Lo riferisce portavoce forze speciali del governo di Tripoli

    L'attacco all'ambasciata italiana a Tripoli è "ancora sotto indagine", qualsiasi "dichiarazione giornalistica è prematura prima della chiusura delle indagini". Lo ha detto l'ambasciatore libico a Roma, Ahmed Safar, in una conferenza stampa nella sede diplomatica. "Dalla procura generale viene trattato come un reato criminale, non terroristico, ma questo non impedisce di sospettare che il momento scelto possa avere dimensioni politiche", ha aggiunto.

    "Se dovessimo pensare a un atto terroristico nei confronti dell'ambasciata italiana, sicuramente la tempistica e il luogo sarebbero stati diversi", ha proseguito Safar, sottolineando che "non si può considerare che un atto di questo genere possa essere indicatore della sicurezza generale nel Paese". "Sono convinto che il reparto di sicurezza dell'ambasciata italiana, con i loro colleghi libici, saranno in grado di verificare tutti gli aspetti relativi a questo attentato", ha concluso l'ambasciatore.

    Le forze speciali di deterrenza (Rada) del governo di accordo nazionale libico hanno rivelato i nomi dei tre terroristi (due morti, uno in fuga) coinvolti nell'esplosione di un'autobomba nei pressi dell'ambasciata italiana a Tripoli sabato scorso. Secondo il portavoce delle forze speciali, Ahmed Salem, sarebbero tre militari collegati all'Operazione Dignità del generale Khalifa Haftar, il cui scopo sarebbe stato proprio quello di colpire l'ambasciata d'Italia nel distretto Al Dahra di Tripoli. "L'obiettivo del fallito attacco all'ambasciata d'Italia era politico, ovvero quello di compromettere la sicurezza nella capitale", ha affermato Ahmed Salem, citato dal Libya Observer, che ha identificato in Milood Mazin e Hamza Abu Ajilah i due attentatori rimasti uccisi in auto e in Omer Kabout, ancora ricercato, il terzo complice. Il ruolo di Milood Mazin e Hamza Abu Ajilah sarebbe stato quello di parcheggiare l'autobomba vicino al muro di protezione dell'ambasciata, mentre Kabout avrebbe dovuto farli salire successivamente sulla propria auto. Sempre secondo il portavoce delle Rada, Omer Kabout sarebbe un alto ufficiale dell'operazione Dignità nella Libia occidentale, operativo a Tripoli per supervisionare riunioni segrete dei fedeli al suo gruppo nella sua casa in Airport Road.

    Il colonnello Ahmed El-Mismari, portavoce delle Forze armate di cui è comandante il generale Khalifa Haftar, si è rifiutato di commentare nel merito le accuse lanciate dalla milizia di Tripoli 'Rada' circa l'ambasciata italiana e ha sottolineato che simili attentati vengono compiuti solo da "formazioni terroriste". "Non rispondiamo a queste sciocchezze", ha detto il portavoce contattato per telefono dall'ANSA. "Noi lottiamo contro il terrorismo", ha aggiunto.

    Intanto, il generale Paolo Serra, consigliere militare dell'inviato speciale dell'Onu in Libia Martin Kobler, ha espresso cautela sulle notizie che indicano in tre uomini di milizie affiliate al generale Haftar gli autori dell'esplosione di un'autobomba nei pressi dell'ambasciata italiana a Tripoli sabato scorso. Il generale Serra ha parlato questa mattina nel corso di un'audizione al Copasir. Le notizie che arrivano dalla Libia, sarebbe emerso nel corso dell'audizione, vanno prese con le pinze e spesso risentono degli accesi scontri in corso nel Paese. Secondo il consigliere militare, sempre a quanto si apprende, non sarebbe ancora chiaro se l'obiettivo dell'esplosione fosse l'ambasciata italiana da poco riaperta nella Capitale o il ministero della Pianificazione che si trova sempre nei pressi. Nè se effettivamente dietro gli attentatori ci sia Haftar. La dinamica dell'attentato, da parte di mani non esperte, farebbe pensare ad un messaggio, ad un atto dimostrativo, per indicare comunque che Fayez al Serraj non ha il controllo della città.

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