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Giordania: legislative, domani alle urne

Tra incubo Isis e crisi economia. Ma si prevede alta astensione

Si sono chiusi i seggi in Giordania dove si sono svolte le elezioni legislative per il rinnovo del parlamento nel regno hascemita, dove il potere legislativo è tradizionalmente controllato dalla monarchia. I sondaggi diffusi dai media locali indicano un diffuso scarso interesse popolare per delle consultazioni che si sono svolte con una nuova legge elettorale e alle quali ha partecipato un'ala della Fratellanza musulmana cooptata dal governo. Più di quattro milioni di giordani avevano il diritto di esprimere la preferenza su 130 seggi disponibili. Ma un'ora prima della chiusura dei seggi l'affluenza alle urne era di appena un milione e 170mila votanti.  La legge elettorale prevede una 'quota rosa' di 15 seggi riservati alle donne. Ma anche una 'quota minoranze', con nove seggi riservati alla comunità cristiana, tre rispettivamente alle comunità cecene e circasse.

Misure di sicurezza eccezionali sono state messe in atto dal governo giordano intorno ai seggi  per le elezioni parlamentari, per le quali è atteso un basso afflusso alle urne a causa delle difficili condizioni economiche e l'emarginazione della popolazione palestinese. Le preoccupazioni maggiori sono per possibili azioni dell'Isis, che potrebbe usare questa occasione per compiere rappresaglie contro il ruolo della Giordania nel conflitto siriano.
    Aerei giordani partecipano ai raid della Coalizione internazionale a guida Usa contro lo Stato islamico e il governo di Amman fornisce anche collaborazione logistica e nel campo dell'Intelligence nella guerra ai jihadisti. Fonti islamiste giordane ritengono che le simpatie per l'Isis siano in aumento a causa delle condizioni economiche peggiorate, la crescita della disoccupazione e l'emarginazione dei giordani di origine palestinese.

Oltre quattro milioni di giordani sono chiamati a eleggere il Parlamento, il primo voto dopo una riforma elettorale vista come un piccolo passo verso un sistema democratico. E per la prima volta il Fronte di azione islamico (Iaf), il braccio politico della Fratellanza Musulmana, partecipa alla consultazione dopo avere boicottato quelle del 2007 e del 2013. Lo Iaf ha dato vita ad alleanze con candidati indipendenti sulla base del nuovo sistema che prevede la formazione di liste elettorali, ma rimane preoccupato in merito alla trasparenza delle elezioni. Secondo le previsioni, comunque, il movimento islamico, principale forza di opposizione nel Paese, dovrebbe aggiudicarsi circa 25 deputati su un totale di 130.
Secondo molti osservatori, la maggioranza dell'assemblea dovrebbe risultare ancora formata da influenti uomini d'affari, leader tribali ed ex funzionari della sicurezza fedeli al re Abdallah.

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