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Istanbul, un milione in piazza con Erdogan 'per la democrazia'

Partecipano anche i leader dell'opposizione

Il vice primo ministro turco ha annunciato che 10 cittadini stranieri sono stati fermati perché sospettati di legami con Gulen nel tentativo di colpo di stato. Almeno quattro di questi, ha aggiunto Numan Kurtulmus, sono stati formalmente arrestati in attesa di essere processati. L'esponente turco non ha specificato le nazionalità degli stranieri coinvolti. Uno dei sospetti è stato arrestato sabato dopo essere entrato illegalmente in Turchia dalla Siria, ha aggiunto il vice premier, mentre uno straniero è latitante. Kurtulmus ha quindi annunciato che il numero degli stranieri detenuti potrebbe aumentare man mano che l'inchiesta prosegue. Circa 18 mila persone sono state arrestate dopo il tentativo di colpo di stato, soprattutto tra i militari.

"La posizione dell'Unione europea" sulla questione della liberalizzazione dei visti per la Turchia "non cambia di una virgola", dopo l'ennesima minaccia di Ankara di far saltare l'accordo sui migranti in caso di mancata apertura da parte della Ue. Per la Ue "la Turchia deve rispettare tutti i 72 criteri" previsti dall'accordo. ribadisce la portavoce della Commissione europea ricordando anche le parole del commissario Dimitris Avramopoulos, che ha recentemente affermato che non serve fare minacce sottolineando che la realizzazione della liberalizzazione "dipende dal governo turco".

La reintroduzione della pena di morte in Turchia comporterebbe la fine del negoziato di accesso all'Unione europea, ricorda poi la portavoce della Commissione, Mina Andreeva, dopo le affermazioni del presidente Erdogan nell'adunata di ieri a Istanbul. La portavoce ha anche ricordato che una delle condizioni preliminari per l'appartenenza alla Ue è l'abolizione della pena capitale. Commentando le parole di Erdogan che ha accusato l'Europa di non fare obiezioni contro Stati Uniti, Giappone e Cina che pure hanno la pena di morte, una fonte dell'esecutivo ha osservato: "Nessuno di quei paesi ha chiesto di aderire all'Unione europea..."

 Con Putin "sara' una visita storica, un nuovo inizio. Alle trattative con il mio amico Vladimir credo che sarà aperta una nuova pagina nei rapporti bilaterali, i nostri Paesi hanno ancora molto da fare insieme": Cosi' il presidente turco Recep Tayyip Erdogan in un'intervista alla Tass trasmessa dalla tv di Stato russa ha commentato l'incontro con Vladimir Putin in programma domani a San Pietroburgop> 

 Ieri una folla oceanica come mai si era vista finora secondo i media turchi, ha riempito all'inverosimile la spianata di fronte al Mar di Marmara a Yenikapi, nella parte europea di Istanbul. Un raduno denominato "per la democrazia e per i martiri", una manifestazione contro i golpisti di metà luglio, voluta dal presidente Recep Tayyip Erdogan e alla quale hanno partecipato anche i leader di due tra i maggiori partiti d'opposizione, Kemal Kilicdaroglu del Chp e Devlet Bahceli del partito nazionalista Mhp. Assente solo il partito filo-curdo Hdp, che non è stato invitato. Fin dalle prime ore del pomeriggio l'area si è riempita di manifestanti vestiti di bianco e di rosso, che sventolavano bandiere nazionali e cantavano slogan inneggianti all'unità della Turchia. Un'apoteosi per porre il sigillo a tre settimane di mobilitazione popolare a favore della democrazia, dopo il golpe fallito di metà luglio, che ha lasciato sul terreno più di 270 morti.

Impossibile fornire cifre certe sulla partecipazione ma i media internazionali hanno parlato di più di un milione di manifestanti mentre l'agenzia di stampa Anadolu si è spinta fino a tre milioni, calcolando anche i raduni davanti ai grandi schermi in molte località sparse in tutto il Paese. Arrivato in elicottero con la moglie tra le ovazioni della folla, Erdogan aveva twittato sul suo account: "Invito tutti i miei cittadini a Yenukapi, per mostrare in modo inequivocabile e forte la nostra unità e solidarietà". E quando ha arringato la folla, ringraziando entusiasticamente chi "a petto nudo" ha fermato i golpisti, l'entusiasmo è andato alle stelle. Prima di lui aveva parlato tra gli altri Kilicdaroglu, il più recalcitrante tra i potenti invitati alla manifestazione.

"Il 15 luglio ha aperto la porta alla nostra riconciliazione" aveva scandito. Ed era stato osannato. Le ultime tre settimane di manifestazioni pro-Erdogan nelle più importanti piazze di Istanbul e di Ankara sono state peraltro accompagnate anche da implacabili purghe tra militari, magistrati, insegnanti, giornalisti e intellettuali. A centinaia sono finiti in carcere (gli ultimi 90 arresti di cui si è avuta notizia sono dell'altro ieri sera), più di 60.000 hanno perso il lavoro e sono di fatto precipitati in un nulla senza certezze ma con enormi incognite sul futuro loro e delle loro famiglie. Epurazioni che preoccupano la comunità internazionale ma che sono rimaste fuori dalle piazze presidiate da migliaia di poliziotti e uomini dei servizi di sicurezza. Con la sola eccezione di una promessa giustizialista: "Se il Parlamento la voterà, reintrodurrò la pena di morte", ha confermato alla folla il presidente sotto le gigantografie sua e del padre fondatore della Turchia, Mustafa Kemal Ataturk. E poi ancora: "Staremo insieme come un'unica nazione, un'unica bandiera, un'unica madrepatria, un unico stato e un'unica anima". L'ennesima ovazione della marea rossa e bianca gli ha consegnato il trionfo.

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