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Libia, Gentiloni a Sarraj: 'l'Italia appoggia il suo governo'

Arrivano le sanzioni dell'Unione Europea agli anti-premier

Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha avuto oggi pomeriggio un colloquio telefonico con il Primo Ministro designato libico, Fayez al Serraj. Serraj, che parlava dal suo ufficio a Tripoli, ha confermato la determinazione del Consiglio presidenziale a procedere nel dialogo con tutte le parti libiche per consolidare il governo di accordo nazionale e avviare la stabilizzazione del Paese. Dal canto suo, Gentiloni ha rinnovato l'appoggio italiano al governo di accordo nazionale. Lo comunica la Farnesina.

Il Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ed il primo ministro designato libico, Fayez al Serraj "hanno concordato sul pronto invio" da parte della Cooperazione italiana di aiuti di urgenza alimentari (860 tonnellate) e medici (3 kit sanitari generici, in grado di garantire la cura di 30.000 pazienti)in una telefonata oggi pomeriggio. Gli aiuti saranno distribuiti ai cittadini libici in maggiore difficoltà dal governo di accordo nazionale. Lo riferisce la Farnesina.

Scattano intanto le sanzioni Ue contro tre esponenti libici che ostacolano il governo di unità nazionale. Due di Tripoli, il capo del governo Khalifa al-Gwell ed il presidente del Parlamento Nouri Abu Sahmain, ed uno di Tobruk, il presidente del Parlamento Aguila Saleh. Congelamento dei beni ed divieto di viaggio erano già stati messi a punto a gennaio e tenuti in sospeso. Oggi i 28 hanno dato il via libera con la cosiddetta "proceduta scritta". Saranno operative con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale Ue di domani.

Un capomilizia di Misurata, Salah Badi, "ha guidato una manifestazione" in piazza dei Martiri a Tripoli contro l'arrivo del premier designato libico Fayez Al Sarraj. Lo scrive il sito Libya Herald fornendo conferme e dettagli sulle tensioni e spari segnalati ieri. Un tendone e un podio per comizi, allestiti mesi fa da sostenitori del capo del nascente governo di unità nazionale, sono andati a fuoco. Forze della milizia "Rada" guidata dai Abdul Rauf Kara, scrive ancora il sito, sono intervenute "e hanno disperso i manifestanti". "Scambi di colpi di arma da fuoco" sono stati segnalati ieri in "varie parti di Tripoli" e "armi pesanti" sono state usate in via Omar Mukhtar, precisa Libya Herald.

Il Congresso libico, cioè il governo di Tripoli (Gnc), fa "appello a tutti i rivoluzionari a schierarsi contro questo gruppo di intrusi, che infiammerà la situazione a Tripoli e ci imporrà la tutela internazionale". Lo si legge in un comunicato del Gnc, che bolla come "illegale" l'ingresso di Fayez al Sarraj, il premier designato del governo di unità nazionale sotto egida Onu, e del suo Consiglio presidenziale nella capitale libica.
    E il premier del governo di Tripoli, Khalifa Ghwell, in una conferenza stampa haq detto che Sarraj "ha due opzioni: consegnarsi alle autorità oppure tornare a Tunisi". Sarraj - ha aggiunto Ghwell - "è pienamente responsabile del suo ingresso illegale" a Tripoli.

Tra le minacce del governo non riconosciuto ma insediato da quasi due anni nella capitale, fazioni armate e militari della Marina libica fedeli a Misurata sono schierate a difesa dell'avamposto del nuovo governo. L'arrivo all'aeroporto militare di Mitiga è stato impedito dalle autorità di Tripoli, che negli ultimi due giorni hanno chiuso a più riprese lo spazio aereo. "Nessuna forza straniera ha preso parte alla protezione del consiglio presidenziale libico nel suo arrivo a Tripoli", ha sottolineato Abderrahman al-Tawil, responsabile del comitato temporaneo di sicurezza del governo di unità. Una presa di posizione decisa, tesa a smentire le voci diffuse da fonti legate ai falchi libici, secondo le quali Sarraj si sarebbe imbarcato su navi militari occidentali. E ancora: "Formazioni armate (legate al governo, ndr) presidiano la base navale e sono pronte a respingere ogni attacco", ha aggiunto Tawil. Il timore è che le milizie legate al 'premier' Khalifa Ghwell, al presidente del Congresso di Tripoli (Gnc) Nouri Abusahmain e alla variegata galassia dei gruppi jihadisti passino dalle parole ai fatti.

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