Un processo lampo per mostrare alla vigilia del summit con l'Ue che la Turchia è pronta a usare il pugno duro contro gli scafisti. Dopo meno di un mese dal loro arrivo davanti ai giudici, i due siriani alla sbarra per il naufragio in cui a settembre annegò nell'Egeo il piccolo Aylan Kurdi sono stati condannati a 4 anni e 2 mesi di reclusione. Una sentenza rapida, ma ammorbidita rispetto ai 35 anni chiesti dal procuratore di Bodrum, Akif Tasdemir.
Il tribunale ha condannato Muwafaka Alabash e Asem Alfrhad per il reato di "traffico di esseri umani", assolvendoli però dall'accusa di aver causato la morte delle cinque persone annegate con "deliberata negligenza". Per i giudici sono stati loro due a organizzare quel viaggio verso l'isola di Kos la notte del 2 settembre, finito in tragedia come decine di altri nel tratto di mare tra Grecia e Turchia. Insieme ad Aylan, il bimbo curdo-siriano di 3 anni le cui foto sulla spiaggia di Bodrum dopo l'annegamento avevano sconvolto e indignato il mondo, nel naufragio avevano perso la vita anche la madre Rehan, il fratellino di 5 anni Galip e altre due persone.