(di Benedetta Guerrera)
La strage al museo del Bardo di Tunisi poteva, forse, essere evitata. Dopo l'ammissione da parte del presidente Beji Caid Essebsi che ci sono state falle nella sicurezza prima e durante la strage, le autorità tunisine hanno deciso di azzerare i vertici della polizia. Un segnale forte a quasi una settimana dall'attentato costato la vita a 21 persone, tra cui quattro turisti italiani, e alla vigilia della riapertura al pubblico del museo.
A pagare per non aver salvaguardato i visitatori al Bardo e nelle zone circostanti sono stati per ora il capo del distretto della sicurezza di Tunisi, il direttore della polizia stradale, quello per la sicurezza dei turisti nonché il capo della sicurezza del museo. Tutte figure apicali rimosse dai loro incarichi dal premier tunisino Habib Essid che ieri ha visitato i luoghi della strage. Il capo del governo ha anche deciso il divieto di accesso alla moschea che si trova dietro il Bardo che sarà d'ora in poi riservata al personale. Non solo, il poliziotto responsabile di garantire la sicurezza proprio all'ingresso del museo è stato arrestato con l'accusa di non essere al suo posto al momento dell'attentato. Ma per il Bardo è il giorno della rivalsa. Il museo riapre con un concerto dell'orchestra sinfonica tunisina in memoria delle vittime e con una "grande marcia dei popoli contro il terrorismo" che aprirà a Tunisi il Forum Sociale Mondiale. anche se la riapertura al pubblico è stata rinviata, forse a domenica. Un evento che attirerà nella capitale tunisina oltre 70mila persone da tutto il mondo ma che organizzatori e autorità non hanno voluto annullare nonostante le preoccupazioni per la sicurezza.
E nella capitale già fervono i preparativi per la grande marcia che si terrà domenica prossima alla quale sono stati invitati i leader dei paesi vicini ed europei. Il corteo sarà guidato dal presidente Essebsi, dal premier Essid e da tutti i vertici istituzionali del paese. Un modo per dire che la Tunisia non si vuole piegare alla logica del terrore. Il ministro del Turismo tunisino, Selma Elloumi Rekik, che nei giorni precedenti l'attentato aveva definito la Tunisia un "paese sicuro", assicura che il numero di prenotazioni annullate e' "assolutamente irrisorio" e che i turisti presenti nel Paese hanno partecipato alle manifestazioni contro il terrorismo di questi giorni. Intanto le indagini sul più sanguinoso attentato in Tunisia dalla primavera araba del 2011 vanno avanti. Il terzo attentatore ricercato dalla polizia, Maher Ben Mouldi Gaidi, è ancora in fuga ma almeno 15 persone sono state arrestate dal giorno dell'attacco, lo scorso 18 marzo, secondo quanto ha spiegato il presidente tunisino in un'intervista alla Cnn. "I killer del museo del Bardo indossavano giubbotti esplosivi che non sono riusciti a far detonare poiché uccisi dalle forze speciali prima che potessero farlo", ha ribadito il presidente parlando con Christiane Amanpour. In serata, nel governatorato di Tozeur, è stato arrestato un presunto jihadista trovato in possesso di piantine dell'aeroporto di Tunisi, della caserma della Guardia Nazionale dell'Aouina e di altre caserme della capitale.
Per Essebsi la rivendicazione dell'Isis, arrivata il giorno dopo la strage, è da considerarsi credibile. Come è verosimile il fatto che i due terroristi uccisi nel blitz delle forze di sicurezza si siano addestrati in Libia. E del pericolo che il perdurare dell'instabilità in quel paese rappresenta per la Tunisia ha parlato anche il leader del partito islamico moderato Ennahda, Rachid Gannouchi. L'Isis non riuscirà a stabilire una sua roccaforte in Tunisia, ha detto, ma c'è il forte rischio che i giovani vengano armati in Libia e poi attraversino il confine per compiere attentati, come nel caso del Bardo. (ANSA).