(di Nadira Sehovic)
(ANSA) - SARAJEVO, 28 GIU - Manifestazioni contrapposte
segnate da polemiche fra serbi e musulmani hanno caratterizzato
le celebrazioni per il centenario della Grande Guerra. Le note
di Haydn, Schubert, Berg, Brahms e Ravel, eseguite dalla
Filarmonica di Vienna e dal coro del Teatro nazionale di
Sarajevo, diretti dal maestro Franz Welswr-Most, hanno
accompagnato in serata nella capitale bosniaca le commemorazioni
conclusive, fortemente segnate dalle divisioni etniche anche per
un evento accaduto 100 anni fa: per croati e musulmani Gavrilo
Princip, il giovane serbo che uccise il 28 giugno 1914 Francesco
Ferdinando d'Austria e sua moglie Sofia, era un terrorista, per
i serbi un combattente per la libertà.
Per questo motivo il ricchissimo programma di manifestazioni
nella capitale bosniaca è stato completamente disertato, oggi
come nei giorni scorsi, dai dirigenti serbi sia della Republika
Srpska (Rs, entità a maggioranza serba di Bosnia) sia della
Serbia, che hanno organizzato una commemorazione contrapposta.
A Visegrad, al confine con la Serbia, il presidente della Rs
Milorad Dodik, il premier serbo Aleksandar Vucic e il regista
Emir Kusturica hanno inaugurato oggi Andricgrad un complesso in
pietra realizzato da Kusturica e dedicato al premio Nobel Ivo
Andric, dove in serata si e' potuto assistere a un documentario
sull'attentato e a una pièce teatrale che è una ricostruzione
dell'attentato in tre atti.
Per Dodik - amareggiato per la presenza a Sarajevo dei
presidenti di Croazia, Montenegro e Macedonia - Andricgrad
rappresenta un argine solido di fronte ai presunti tentativi
revisionisti di attribuire la responsabilità per lo scoppio
della Grande Guerra ai serbi e alla Serbia, che da quel
conflitto è uscita vincitrice.
Nessuna responsabilità ammessa da parte dei dirigenti serbi
neanche per la recente guerra in Bosnia e l'assedio di Sarajevo:
il presidente serbo Tomislav Nikolic si è rifiutato di venire a
Sarajevo "dove - ha detto - il mio popolo viene messo
sott'accusa". A fargli cambiare posizione non è servito il
richiamo ai fatti storici dei diplomatici occidentali né le
assicurazioni dell'esponente musulmano della presidenza bosniaca
Bakir Izetbegovic, per il quale sotto accusa vengono messi i
criminali e non un popolo, e che da Sarajevo oggi sarebbero
stati lanciati solo messaggi di pace.
Ed è proprio questo, un messaggio di pace, che ha voluto
lanciare stasera Sarajevo, espresso con una performance sul
ponte dell'attentato. Uno spettacolo in programma verso
mezzanotte perché, per esigenze sceniche, va eseguito quando è
calato il buio, ma anche per rispettare l'orario dell'ultima
preghiera dei musulmani che oggi osservano il primo giorno del
digiuno del Ramadan.
L'auspicio di 'un secolo di pace dopo un secolo di guerre',
verrà così espresso con forza in una combinazione di parole,
musica e balli, da 280 partecipanti provenienti da 10 Paesi e
dal pubblico, "persone comuni - ha detto il regista Haris
Pasovic - come quelle che partecipano alle guerre". (ANSA).