Un percorso a ostacoli, pieno di trappole e di imprevisti quello di Manuel Valls, primo ministro che si è improvvisato candidato, uomo d'ordine e di governo che si è trovato ad affrontare compagni di partito e di maggioranza che hanno cambiato strada. Cinquantacinque anni, nato a Barcellona, socialista amante dell'ordine e dell'autorità, prima ministro dell'Interno, poi premier, Valls se la vedrà con Benoit Hamon che fu nominato ministro dell'Educazione nel suo governo - era il 2014 - e che poi abbandonò insieme all'altro "frondista" candidato, Arnaud Montebourg. Valls, che rischia gran parte della sua carriera politica in questa settimana decisiva, non sarebbe stato candidato se Francois Hollande - come tutti pensavano - si fosse presentato. Valls ha dovuto attendere i primi di dicembre per annunciare la sua discesa in campo, dopo aver lasciato scena e riflettori prima alla destra, poi ai candidati di sinistra che già avevano potuto dichiararsi. Il premier catalano non si sarebbe infatti mai presentato contro il suo presidente. Ma da quel presidente, che ha preso la discesa in campo di Valls come l'ennesimo tradimento (dopo quelli di sue 'creature' come Montebourg e Macron), non è arrivato nessun appoggio. E domenica prossima, contro Hamon - che ha ripetuto a sinistra il percorso sorprendente di Fillon nelle primarie della destra - dovrà sperare che gli elettori non seguano automaticamente le indicazioni dei leader. Se così fosse, ad Hamon con il 35% basterebbero i voti già dichiarati in arrivo di Montebourg (il 18%) per assicurarsi di essere lui ad affrontare Marine Le Pen e Francois Fillon nella corsa all'Eliseo. .