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Alberi come monumenti: il cipresso di Michelangelo e l'eco-museo del parco della cellulosa

Il Cipresso di Michelangelo si trova nel chiostro delle Terme di Diocleziano. La leggenda narra che Michelangelo finito di realizzare la Basilica di Santa Maria degli Angeli nel 1562, all'età di 87 anni, piantò quattro cipressi uno accanto all'altro. Nel 1888 un forte temporale ne fece cadere due; oggi ne è rimasto soltanto uno degli esemplare originale, gli altri sono stati ripiantati sul modello michelangiolesco. Dagli anni '70 una struttura di ferro sorregge il Cipresso di Michelangelo. Altri cipressi secolari si trovano nei giardini di Villa Adriana e Ville d'Este a Tivoli.

Uno degli alberi più antichi della Capitale, è la sughera dell' Orto Botanico che anticamente erano i giardini di Palazzo Corsini. La sughera faceva parte di un grande querceto che si estendeva nella zona del Gianicolo. Questo albero deve la sua longevità sia al tessuto spugnoso ed ignifugo che lo ha salvato dagli incendi e al fatto che dal 1883, anno in cui venne realizzo l'Orto Botanico, vive in una zona protetta. Tra gli esperti c'è chi ipotizza che possa avere intorno ai 600 anni di vita.

Accanto alla scalina del Campidoglio in prossimità della statua di Cola di Rienzo, vive la Phytolacca dioica, albero tipico della zona della pampa argentina e dove viene chiamato Ombù, l'albero della bella ombra perchè sempreverde. Poichè il suo tronco accumula tantissima acqua a guardarlo sembra somigliare ad un elefante. A portarlo a Roma dall'Argentina fu Baldassare Ladislao Odescalchi, il fondatore di Ladispoli, comune del litorale a 40 km da Roma. L'albero romano è stato più volte capitozzato, ovvero tagliato in modo radicale, ed è per questo che non è altissimo. Un altro esemplare, portato sempre da Odescalchi si trova vicino al faro del Gianicolo, fu piantato nel 1911 in occasione del 50esimo anniversario dell'Unità di Italia, altri alberi si trovano nella riserva di Palo Laziale.

Vicino alle serre del semenzaio di San Sisto, a Porta Metronia, c'è un esemplare di Ceiba speciosa, in passato nota come Chorisia dal nome di uno dei primi illustratori botanici, in Italia viene chiamato anche falso Kapok, mentre in Argentina per la sua singolare forma è stato soprannominato palo borracho ovvero albero ubriaco. I suoi frutti contengono una grossa capsula ovoidale con dentro della bambagia che viene utilizzata per imbottire i cuscini. La sua particolarità è che il suo tronco è pieno di spine molto grandi. I suoi fiori somigliano alle orchidee e vanno dal colore rosa al fucsia.

Il Monumento Naturale della Cellulosa, in zona Casalotti, è diventato tale grazie ad una legge regionale del 2006. E' costituito da almeno dieci specie diverse di eucalipti. L'area verde negli anni '50 era a disposizione dell'Ente Nazionale per la Cellulosa e la Carta, praticamente era il luogo dove veniva sperimentata la crescita degli alberi che poi sarebbero stati utilizzati per fare la carta; in particolare su tre tipi: eucalipti, pioppi e pini americani, tutti a crescita veloce e con cellulosa di buona qualità

Il Ginko biloba di Villa Sciarra, è tra gli alberi tra i più grandi di Roma, ha un portamento cadente e da metà novembre a metà dicembre le sue foglie diventano tutte gialle creando un vero spettacolo cromatico. Fu piantato ai primi del '900. I suoi frutti sono a forma di ovuli ma hanno un odore nauseabondo. L'impollinazione di questi alberi può avvenire anche a 30/40 chilometri di distanza.

La sequoia del Pincio è una delle prime arrivate a Roma, fu piantata nel 1850 ed è una delle più alte di Roma. L'altezza è proprio una caratteristica di questi alberi: in un parco americano vive una sequoia di 115 metri che viene considerata l'albero più alto del mondo.

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