"I Beatles facevano per ogni tournée sempre lo stesso spettacolo, sempre le stesse canzoni". Franco Zanetti, giornalista, direttore di www.rockol.it è il più accreditato esperto di Beatles italiano. Su di loro ha tradotto e scritto molto (recentemente Il libro bianco dei Beatles edito da Giunti). Nel 1965 era troppo giovane e non è tra i testimoni oculari del passaggio italiano dei Fab four, ma è la persona più adatta per raccontare cosa fu quella tournée, cosa diventavano quei quattro ragazzi quando salivano su un palco e perché un giorno, nell’agosto del ’66, improvvisamente decisero di non salirci più. "I loro concerti duravano 27, 28 minuti. Qualche volta 30, 31 a seconda della velocità con cui eseguivano e dalla fretta che avevano di finire e scappare. Ma la scaletta è quella del loro repertorio dal vivo. Non ci sono le canzoni che iniziavano a essere prodotte dai Beatles più creativi, quelli che stavano cominciando a lavorare a Rubber Soul. Sono le canzoni dei 45 giri beat, perché i Beatles all’epoca erano ancora un gruppo beat e solo quando non lo saranno più smetteranno di fare tournée anche perché non potranno più riproporre dal vivo le canzoni esattamente come le avevano incise sugli album".
I Beatles erano animali da palcoscenico. Si erano formati nei primissimi anni della loro storia sfiancandosi per ore sul palco dei fumosi club del quartiere a luci rosse di Amburgo. Pochi soldi, tante anfetamine e una sola missione: far ballare per tutta la notte un pubblico… diversamente esigente. Eppure nell’agosto del ‘66 decidono repentinamente e senza appello di chiudere con le esibizioni dal vivo. E non è solo una questione di repertorio che cambia. "La loro vita era divisa tra mezzi di trasporto, alberghi, fuga dai fans, luoghi dove suonare, fuga dai luoghi dove avevano suonato, ritorno in albergo, ripartenza. Erano stanchissimi di questa vita, soprattutto George Harrison. Erano stanchi anche perché non si sentivano più suonare. Perché il rumore della folla, le urla delle ragazze, coprivano pesantemente tutto quello che loro suonavano. Oltretutto andavano negli stadi e nelle grandi arene con degli impiantini che oggi l’ultimo gruppo emergente non userebbe neanche in saletta prove e quindi quella che avrebbe potuto essere la grande resa dal vivo di un gruppo così potente che suonava tanto bene andava completamente perduta".
A mettere la parola fine sarà John Lennon al termine di un concerto a San Francisco. Non ci fu alcun annuncio, non lo dissero a nessuno, ne parlarono solo tra loro, come ricorda Harrison in "The Beatles off the record" di Keith Badman: "Alla fine del concerto abbiamo piazzato una macchina fotografica con un grandangolare su un amplificatore e ci siamo messi in posa spalle al pubblico perché sapevamo che quello sarebbe stato il nostro ultimo show”. Scattata la foto John disse semplicemente "That’s it", è tutto. E tutto finì.