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Migranti: Juncker, da Italia sforzi, ora tocca a altri

Commissione userà tutti strumenti per assicurare ricollocamenti

"Grecia e Italia hanno fatto sforzi importanti per rendere possibili i ricollocamenti: ora tocca agli altri Stati far fronte ai propri obblighi". Così il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker in una lettera al presidente del Consiglio europeo Donald Tusk in vista del summit dei capi di Stato e di governo della prossima settimana. "La Commissione - scrive Juncker - userà ogni strumento a disposizione per assicurare che gli impegni siano rispettati".
   "Pochi Stati - prosegue Juncker - hanno adempiuto appieno ai loro obblighi: il risultato è che non siamo su una strada credibile per rispettare gli impegni presi con le decisioni del Consiglio. In 17 mesi solo 13 mila persone sono state ricollocate da Grecia e Italia". Eppure, secondo il presidente della Commissione, i ricollocamenti "sono fattibili". 

   Nella lettera Juncker illustra le misure adottate oggi dal collegio dei commissari: "La credibilità delle nostre azioni - spiega - è centrale per costruire fiducia reciproca e permetterci di agire collettivamente, quando uno Stato membro è esposto a un alto livello di pressione migratoria". Allo stesso tempo, "più riusciamo a lavorare con efficacia con Paesi terzi per affrontare alla radice le cause delle migrazioni, più spazio c'è per assicurare un equo e efficace sistema d'asilo e di gestione delle migrazioni qui nell'Unione".

   Allo stesso tempo, la Commissione Ue lancia un monito agli Stati membri, affermando che  "se non aumenteranno presto i rispettivi ricollocamenti, la Commissione non esiterà ad avvalersi dei poteri ad essa conferiti dai trattati nei confronti di chi non avrà rispettato gli obblighi derivanti dalle decisioni del Consiglio". Bruxellles avverte inoltre che "l'obbligo giuridico di ricollocare le persone ammissibili non decadrà dopo il mese di settembre".

  Il Commissario europeo alla Migrazione Dimitris Avramopoulos ha frattanto dal canto suo affermato che "Italia e Grecia avranno il
nostro pieno sostegno e aiuto nel creare i centri di detenzione". "Gli Stati membri - ha aggiunto - dovrebbero ricorrere ai centri di detenzione quando i migranti irregolari non collaborano o c'è il rischio di fuga, e per un periodo che permetta la definizione della procedura di allontanamento dal territorio. Ed è uno strumento da utilizzare quando non ve ne siano di meno coercitivi, ma efficaci".

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