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Caos rifiuti a Roma, si è dimesso il cda di Ama

Con le dimissioni odierne del cda di Ama si va verso il sesto cambio in tre anni della governance dell'azienda

Si è dimesso il Cda di Ama, l'azienda che gestisce la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti a Roma. La decisione è stata presa a poco più di 100 giorni dall'insediamento. All'origine della decisione del Cda - presieduto da Luisa Melara, Ad Paolo Longoni e consigliere Massimo Ranieri - lo scontro con il Campidoglio sui 18 milioni di crediti vantati sui servizi cimiteriali già al centro delle dimissioni dell'ex Cda presieduto da Lorenzo Bagnacani. 

In tre anni sei cambi di vertice - Con le dimissioni odierne del cda di Ama si va verso il sesto cambio in tre anni della governance dell'azienda. Con l'arrivo della giunta pentastellata in azienda siedeva Daniele Fortini che, nominato durante l'era di Ignazio Marino e rimasto con il commissario Francesco Paolo Tronca, andò via al termine di un duro scontro con l'allora assessore all'ambiente Paola Muraro, dimessasi successivamente per guai giudiziari). Fu nominato Alessandro Solidoro, vicino all'allora assessore al bilancio Marcello Minenna. Solidoro si dimetterà nel 2016 lo stesso giorno che in Campidoglio sbatterono la porta lo stesso Minenna e la capo di gabinetto Carla Raineri. Poi fu la volta di Antonella Giglio, che lasciò la dirigenza nel 2017, seguita da Lorenzo Bagnacani che lasciò proprio dopo uno scontro durissimo sul bilancio e il credito di 18 milioni sui servizi cimiteriali. Sempre per il nodo bilancio Ama si dimise l'ex assessore Pinuccia Montanari. Subito dopo il cda presieduto da Bagnacani fu nominato amministratore unico pro tempore il dirigente Massimo Bagatti. Un incarico temporaneo, circa un mese e mezzo, che servì all'amministrazione per avere il tempo di reperire i nuovi amministratori della partecipata. I nuovi amministratori che si sono dimessi oggi.

Ama: il nodo 18 milioni,bruciati 2 cda e un assessore - Uno scontro che ha bruciato due cda e e un assessore quello sul bilancio Ama e che ruota tutto attorno ad un credito vantato dall'azienda di 18 milioni per i vecchi servizi cimiteriali. Un debito che però il Campidoglio sostiene di non avere e, dunque, di non volere pagare. Diciotto milioni che di fatto hanno sequestrato da due anni il bilancio di Ama, azienda preposta alla difficilissima gestione dei rifiuti nella Capitale. I 18 milioni sono relativi agli anni tra il 2008 e il 2016 e, prima della giunta Raggi, sono stati sempre inseriti nei rendiconti di Ama. Ora per il Campidoglio non vanno più inseriti, neanche in un limbo finanziario, ovvero un fondo rischi, come ha fatto il Cda dimissionario. Il Campidoglio ha infatti ribadito tre giorni fa che "non approverà mai un bilancio di Ama Spa che sia redatto in maniera non corretta e contenga valutazioni già in precedenza non avallate dal Comune". Per l'amministrazione "i 18 milioni di euro derivanti dai servizi cimiteriali sono soldi dei cittadini romani che Ama aveva incassato in più rispetto alla somma prevista nel contratto di servizio con il Comune, senza alcuna giustificazione. Soldi che dovevano essere restituiti ai cittadini e quindi ritornare nelle casse del Comune per poter essere gestiti nell'interesse pubblico, così come Ama aveva riconosciuto nel 2017 riversandoli all'Amministrazione. Non risulta dunque alcun credito che possa essere vantato da Ama su tale somma". A complicare la situazione c'è anche l'ordinanza della Regione Lazio, prorogata proprio ieri e che di fatto salva Roma dall'emergenza rifiuti. Il documento firmato dal presidente Nicola Zingaretti infatti prevede una serie di impegni da parte del Campidoglio e uno di questi è proprio l'approvazione del bilancio Ama che però con le dimissioni odierne del cda è ancora in stallo. Ovvero resta quello del 2016 con i conti del 2017 al centro di uno scontro che anche oggi ha mietuto vittime.

 

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