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Tim: Calenda, con Cdp reazione a predatori francesi

Elliott porta in cda 10 indipendenti, prima riunione nuovo board lunedì

Nella battaglia per Tim Cdp sceglie la 'public company' anche se a progettarla è un hedge fund americano, al contrario la Caisse des Depots et Consignations si schiera con l'azionista di maggioranza. E' il ministro Carlo Calenda a farlo notare commentando "evitiamo ingenuità" su Twitter. Sono solo le 8 di mattina e già si riaccende il dibattito sull'ingresso dello Stato, attraverso la Cdp (con il 4,9%), in Tim. "Il Governo interviene a difesa dell'interesse nazionale con buona pace del mercato perfetto che viene dopo, ma molto dopo" commenta il ministro. E aggiunge, parlando di investimenti transfrontalieri che "nel 99% dei casi interesse nazionale è attrarre più investitori esteri. Ci sono rari casi in cui questi investimenti diventano predatori. E occorre reagire".(ANSA).

  

Elliott vince su Vivendi, cda Tim di una public company

Cdp determinante. Lunedì Genish ad e Conti presidente

Tim scrive una pagina nuova per la sua storia e per quella del capitalismo italiano: ha ancora un'azionista forte Vivendi che ne controlla quasi il 24% ma in assemblea mostra tutta la sua vocazione da 'public company' con il mercato che accorre in massa (partecipazione record con il 67% del capitale rappresentato) e si impone eleggendo un board di manager italiani e indipendenti. Il fondo attivista Elliott con meno del 9% ha vinto la sua sfida contro Vivendi che conta per quasi il 24%, con l'appoggio determinante di Cassa Depositi e Prestiti salita alla soglia del 5% e degli investitori istituzionali: a favore il 49,84% del capitale presente in assemblea contro il 47,18% raccolto dai francesi. "Se togliamo Vivendi ed Elliott e anche Cdp, la lista Elliott ha ricevuto il triplo dei voti di quella di Vivendi. Mi sembra che il mercato abbia deciso e sia stato determinante" sottolinea una fonte vicina agli investitori istituzionali. "E' una rassicurazione di fairness e di correttezza verso l'intero mercato" commenta Carlo Andrea Volpe di Equita, ricordando le altre proxy fight in Italia, tra cui il take-over di Salini su Impregilo, il controllo di Cairo su Rcs Group e il cambio di governance di Friel su Alerion. Vivendi non riesce a fare 'buon viso a cattivo gioco' e polemizza. "Non è stata una vittoria decisa dal mercato" ma "dal fatto che la controllata dal governo Cdp ha votato per un hedge fund americano invece che per un socio di lungo termine industriale. Siamo sorpresi da questo", commenta Simon Gillham, direttore della comunicazione, l'unico a rilasciare dichiarazioni (prima, durante e dopo l'assemblea) mentre il ceo Artaud de Puyfontaine, seduto in prima fila, e Amos Genish sul palco restano con le bocche cucite. In realtà la Cassa non ha mai fatto mistero di appoggiare l'idea di una public company e di una lista di nomi di altissimo profilo e 'di mercato' come Alfredo Altavilla, Massimo Ferrari, Paola Giannotti de Ponti, Luigi Gubitosi, Paola Bonomo, Maria Elena Cappello, Lucia Morselli, Dante Roscini e Rocco Sabelli. In cda dunque, che lunedì si riunisce per assegnare le deleghe, a rappresentare i francesi ora c'è solo il ceo di Vivendi Arnaud De Puyfontaine mentre gli altri consiglieri nominati dalla lista del principale azionista Marella Moretti, Michele Valensise e Giuseppina Capaldo hanno comunque i requisiti di indipendenza. Fulvio Conti, indipendente, sarà il nuovo presidente e si dice "soddisfatto" perché ora Tim "è una vera public company". A dare continuità ci sarà Genish (appoggiato sia da Vivendi che da Elliott) per implementare il suo piano accelerando con l'appoggio del Governo sulla separazione della rete. Questo rassicura la Borsa (+2,15% a 0,85 euro) anche se i rumors su una sua possibile uscita nel breve periodo non si placano e i francesi non sono così categorici nello smentire che possa abdicare. "E' un uomo libero, una 'star' delle tlc che può decidere di andare dove vuole, quando vuole" sottolinea Gillham. "Performance in borsa a parte, è importante che diventi una vera public company, che i conflitti di interesse con gli azionisti non la danneggino più e che si acceleri sulla separazione della rete. Monitoreremo con attenzione" non esita a twittare il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda. "Eravamo favorevoli che Cdp intervenisse - ricorda anche il presidente della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti - in modo che l'Italia non fosse l'unico Paese ad avere due reti, magari parallele, per fare la stessa cosa. Vediamo il futuro cosa ci riserva". Il board avrà sul tavolo sia i vecchi dossier (la Netco e Persidera) che le nuove proposte "incluso il ripristino del dividendo e le alternative su Netco dopo la separazione legale, oltre al potenziale di una conversione delle azioni risparmio", ricorda Elliott. Vivendi può solo ribadire che non intende disimpegnarsi e, a voler vedere il bicchiere 'mezzo pieno', ora può sostenere di non avere il controllo, allontanando lo spettro del consolidamento in bilancio del debito di Tim.

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