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Montanino, Trump pensa al dollaro più che dazi

Episodi dimostrativi;Italia,molto in gioco con surplus verso Usa

L'Italia avrebbe molto da perdere se Washington dovesse passare dalle parole ai fatti con una politica dei dazi, avendo un surplus commerciale verso gli Usa pari al 2% del Pil: "per noi potrebbe essere un problema". Ma l'offensiva commerciale di Donald Trump rischia di rivelarsi un'arma negoziale in funzione di un obiettivo più realistico, e cioè impedire un eccessivo apprezzamento del dollaro che indebolirebbe l'export statunitense. 


A dirlo è Andrea Montanino, già al ministero del Tesoro e al Fondo monetario internazionale come executive director per l'Italia e oggi a capo del Global Business and Economics Program del think tank washingtoniano Atlantic Council. "La sensazione è che la vicenda dei dazi non porterà molto lontano, al di là degli episodi dimostrativi. Gli Usa vi hanno più da perdere che da guadagnare", spiega Montanino in un'intervista a Roma. Un esempio? la nuova Tesla X, un prodotto di punta dell'high tech statunitense "pieno di componenti europee".

Invece, dietro le affermazioni muscolari, le schermaglie e gli avvertimenti a partner commerciali come la Cina (350 miliardi di surplus verso gli Usa), la Germania (65 miliardi) e in definitiva anche l'Italia (28 miliardi) forse "il vero, grosso obiettivo di Trump è il tasso di cambio", spiega l'economista. Con la Fed che prepara una nuova stretta monetaria, il rischio per Trump è ritrovarsi con un dollaro troppo forte.

"Credo che voglia portare a casa un accordo che garantisca che non ci sarà un eccessivo apprezzamento", dice Montanino invitando a guardare con attenzione al G7 di Taormina.

Appuntamento quasi pre-elettorale per l'Italia, le cui prossime elezioni politiche rischiano di cadere in un momento storico: "dopo le elezioni tedesche e francesi si riaprirà il dossier delle grandi riforme europee e potrebbero esserci grandi cambiamenti, e per noi sarebbe importante avere una leadership con un forte mandato", dice Montanino. L'Italia, insomma, dovrà dire la sua, ma molto dipenderà dal governo che uscirà dalle urne.

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