I dati Istat indicano che a settebre sono arretrati fatturato ed ordini dell'Industria. Mentre gli economisti di via dell'Astronomia avvertono che, in questa delicata fase di lenta uscita da una lunga crisi, per crescita l'Italia resta il fanalino di coda.
Istat, soffre l'industria a settembre
L'industria vede fatturato e ordinativi in calo a settembre, con una flessione rispettivamente del 4,6% e del 6,8% rispetto al mese precedente, indica l'Istat, sottolineando che ad agosto "si erano registrate variazioni eccezionalmente positive" con un +10,3% per il fatturato e +9% per gli ordinativi, secondo l'ultima revisione. Nel confronto con l'anno precedente il calo degli incassi si riduce a -0,3%, mentre per gli ordini c'è un aumento del 2,6% nei dati grezzi. Il fatturato si riallinea a livelli poco inferiori rispetto a quelli di luglio ed è affossato soprattutto dal mercato interno (-5,5% sul mese, -1,3% sull'anno) rispetto a quello estero (-2,8% sul mese, +1,7% sull'anno). Nella media del terzo trimestre, l'indice segna un "ampio incremento" (+2,3%) rispetto ai tre mesi precedenti (+2,5% per il fatturato interno e +1,8% per quello estero). I beni strumentali sono in "crescita sostenuta" (+5%).
Confindustria, Pil mondiale accelera, Italia fanalino di coda
Confindustria avverte: "Il Pil mondiale ha riaccelerato in estate e gli indicatori qualitativi mostrano un buon avvio d'autunno" ma in questo scenario, indica il centro studi di via dell'Astronomia "l'Italia rimane fanalino di coda, nonostante l'incremento di attività messo a segno nel terzo trimestre, cui sta seguendo un'altra frenata nel quarto". Per gli economisti di via dell'Astronomia "l'occupazione in rapido aumento e i maggiori salari reali sostengono il reddito delle famiglie italiane, che rimangono prudenti nella spesa. Gli investimenti rispondono in presa diretta agli incentivi fiscali, come suggerisce il balzo in ottobre degli ordini di beni strumentali, e daranno un forte contributo alla crescita nel prossimo biennio. Rimane l'handicap della contrazione del credito alle imprese, tra le quali sale la quota di quelle cui sono negati i prestiti richiesti: la creditless recovery non può che rimanere lenta e affannosa".