La prima delle due settimane di avvicinamento al referendum si è aperta senza scossoni sui mercati finanziari, anche se i rischi che verrebbero in caso di vittoria dei 'no' paventati contemporaneamente dal Financial Times e dal Wall Street Journal a inizio giornata avevano creato forte nervosismo. Incertezze che non si sono risolte per alcuni titoli bancari, come Mps e Carige che in Piazza Affari che, nonostante la tenuta dei titoli di Stato, hanno accusato forti vendite, ma la ripresa del prezzo del petrolio che ha dato fiducia agli operatori ha attutito le preoccupazioni 'interne'.
  A mercati chiusi incertezze sono state ribadite da Goldman Sachs, secondo la quale il referendum italiano costituisce "un rischio materiale per le previsioni di crescita". Nel suo outlook sull'Europa, la banca d'affari statunitense afferma che "una vittoria del 'no' ostacolerebbe gli sforzi per ricapitalizzare le banche italiane più deboli, un processo che è già stato con ogni probabilità posticipato al 2017". In Italia la crescita comunque "è rimasta costante nonostante l'aumentata incertezza con l'approssimarsi del referendum di dicembre", con la previsione che prosegua "a un tasso di circa lo 0,8% annuo" sia nel 2017 sia nel 2018. Più catastrofistici sia il Financial Times sia il Wall Street Journal che, nei loro quotidiani del lunedì, si sono concentrati sul referendum italiano e sulle conseguenze politiche ed economiche, segnalando entrambi possibili pericoli per l'euro.