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Mps bocciata agli stress test, ma Bruxelles benedice il piano

Patuelli: 'Rafforzata credibilità italiane. Avanti con riforme, esami per banche non finiscono mai'

"La credibilità delle banche italiane è rafforzata, ma occorre che le istituzioni europee ed italiane lavorino ancora per realizzare più regole comuni per la corretta concorrenza per il mercato bancario". Lo afferma in una nota il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, dopo gli esiti degli stress test di ieri. In particolare, è necessario "continuare nelle riforme", come giustizia civile e uniformità fiscale in Europa: "Anche così si prepareranno ancor migliori risultati italiani per i prossimi esami che per le banche non finiscono mai".

Gli stress test, sottolinea Patuelli, "sono stati un esercizio severo con assai improbabili scenari avversi e una impostazione sfavorevole in partenza verso le banche impegnate principalmente nei prestiti alla clientela (come le italiane) per le quali, per esempio, non sono stati conteggiati gli interessi relativi ai crediti deteriorati di ciascuna banca, nonostante le concrete probabilità di almeno parziali incassi di detti interessi. Ciò nonostante, il risultato complessivo per le banche europee è sostanzialmente soddisfacente, e pure per le banche italiane che escono dagli stress test per quattro meglio delle attese dei mercati e per una con l'approvazione da parte della Bce di un importante piano di complessivo rafforzamento patrimoniale". Quindi, conclude, "per l'Italia occorre continuare nelle riforme, cogliere i frutti di quelle già effettuate e realizzare innanzitutto altre misure per rendere ancora più efficiente la giustizia civile e più uniforme il fisco in Europa, per rendere più competitive tutte le attività imprenditoriali italiane nel contesto europeo".

Messina (Intesa), siamo i più forti in Europa - "Il risultato degli stress test rappresenta un passaggio rilevante per Intesa Sanpaolo: siamo i più forti in Europa tra le grandi banche in termini di solidità patrimoniale ed i nostri coefficienti superano ampiamente le richieste dei regolatori, anche nello scenario più avverso". Così commenta Carlo Messina, Consigliere Delegato di Intesa Sanpaolo, l'esito degli stress test.

Stress test, bene 4 italiane, Mps peggiore in Europa

Tre delle cinque banche italiane passano agevolmente gli stress test europei, ma Unicredit e Mps sono fra i 10 peggiori. E il Montepaschi riceve la stangata più forte fra tutti gli istituti del Continente, un crollo a -2,44% del coefficiente patrimoniale CET1 che azzera il capitale nello scenario avverso e spiega le fortissime tensioni degli ultimi mesi, prima dell'aumento di capitale e della maxi-cessione di crediti cattivi annunciati oggi per correre ai ripari extremis.

Non c'è solo l'Italia sotto la lente delle autorità europee: "gli stress test dimostrano la solidità del sistema bancario italiano nel suo insieme" affermano fonti del Tesoro a caldo dopo i dati, aggiungendo che le misure recenti del governo aiuteranno a smaltire i crediti deteriorati. Fra le 51 banche esaminate dall'Autorità bancaria europea, l'irlandese Royal Bank of Scotland e la Allied Irish Bank escono con parecchi danni, un capitale di miglior qualità (il CET1, appunto) praticamente dimezzato e poco sopra il 7%. Deutsche Bank, che pure non subisce il tracollo che qualcuno ipotizzava e non vede una stangata sui derivati e sui rischi di mercato, va al 7,80% nello scenario peggiore ipotizzato dall'Eba: capitale penalizzato, ma in miglioramento dal 7% del 2014. Miglioramento anche nello scenario di base, al 12,1% dal 10,5%.

Ma il Monte dei Paschi di Siena, dopo l'estenuante trattativa europea e lo sblocco sfociato nella soluzione di mercato ufficializzata oggi che esclude l'intervento pubblico, riceve un vero e proprio schiaffo: il capitale CET1 è azzerato crolla sottozero, a -2,44% nello scenario avverso, per il quale nei test del 2015 era prevista una soglia minima del 5,5% sotto la quale scattava la cura della Bce da approntare immediatamente. Numeri che spiegano il crollo in borsa e la frenesia dei negoziati fra Bce, Bankitalia, Tesoro e il consiglio dell'istituto senese.

Numeri che, anche se non parlano di un caso 'italiano', delineano un caso 'Siena' in Europa in questo momento. E forse non è un caso che proprio la Bce, in una nota emessa a caldo dopo i risultati dell'Eba, rilevi come "con una eccezione, tutte le banche mostrano livelli di capitale CET1 ben al di sopra del benchmark del 5,5% usato nel 2014". Presentarsi ai mercati, lunedì mattina, con questi numeri senza un piano già varato (e approvato dalla Bce) avrebbe significato un bagno di sangue per Siena.

Situazione diversa per Unicredit, che nello scenario avverso è al 7,10%,a ma si colloca comunque al quarto peggior posto fra i 51 istituti europei per capitale su base transitoria, e alla sesta peggiore nello scenario avverso. E' con un occhio altrettanto attento all'apertura della borsa lunedì che l'istituto, che ha appena nominato alla guida Jean Pierre Mustier, fa sapere che valuterà "se siano necessarie ulteriori misure o modifiche del piano di capitale". Le voci parlano di cinque miliardi di aumento e altrettanti da dismissioni. Bankitalia rileva comunque come, nonostante la severità dello stress test e le forti tensioni degli ultimi anni, quattro delle cinque principali banche italiane del campione Eba abbiano subito un impatto sul capitale derivante dallo scenario avverso di 3,2 punti percentuali, meglio della media europea (3,8 punti), anche se includendo in Montepaschi le banche italiane scendono di 4,1 punti.

Sempre via Nazionale rileva che le condizioni di Mps, due salvataggi pubblici e finora 8 miliardi in due aumenti di capitale in due anni cui ora se ne aggiunge un terzo "sono da tempo all'attenzione" della vigilanza europea. Dai numeri dell'Eba esce in buona salute Intesa Sanpaolo, che rispetterebbe le condizioni della vigilanza anche nello scenario avverso 10,21% di CEt1) e a maggior ragione in quello base (12,80%). Se la cava bene, a sorpresa dopo recenti e discusse indiscrezioni, il Banco popolare (9,05% nello scenario avverso). Tiene bene Ubi (8,85% nello scenario peggiore). Tutto ciò in un contesto in cui i rischi di credito, particolarmente penalizzanti per l'Italia da poco uscita dalla recessione, pesano nello scenario avverso ben 349 miliardi sui bilanci delle 51 banche, con le sofferenze peggiori in Italia, appunto, Gran Bretagna, Spagna e Francia.

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