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Banche: Visco e Padoan non escludono intervento pubblico

Il governatore di Bankitalia: sofferenze banche problema serio ma non c'è emergenza

La via maestra per risolvere il problema numero uno delle banche italiane, quello dei crediti inesigibili, è "un intervento di mercato". Ma, date anche le turbolenze che stanno colpendo il settore, la mano pubblica è pronta a entrare in campo, solo "in via precauzionale", per sostenere eventuali aumenti di capitale che non dovessero andare a buon fine, sempre sul mercato. Il tutto per fronteggiare una situazione che è delicata, anche se il problema dei crediti non è di "emergenza", ma che lasciata a sé stessa potrebbe avere evoluzioni "impreviste" arrivando a provocare quel "rischio sistemico", temuto non solo a Roma ma anche unico 'lasciapassare' per sfruttare le deroghe scritte nelle stringenti regole europee.

Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e il governatore Ignazio Visco sono in sintonia sulle mosse per arginare le tensioni montanti sulle banche italiane. Un pressing in questo senso è arrivato anche dal Fondo Monetario Internazionale che, nel rimodulare le stime di crescita dell'Europa dopo Brexit, ha sollecitato a completare velocemente l'unione bancaria ma anche a fare pulizia nei bilanci delle banche usando, nel caso di rischi sistemici, la flessibilità prevista dalle regole. Davanti all'assemblea dell'Abi Padoan cerca di spiegare la strategia che l'Italia sta cercando di preparare a difesa del sistema, supportato dalle aperture dello stesso governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco.

Parole subito recepite dai mercati che di nuovo sembrano credere all'intervento pubblico e spingono i titoli bancari, con Piazza Affari che vola e in chiusura segna un +4%, la migliore in Europa. Per Visco in un frangente di incertezza inedito come quello aperto dalla Brexit un intervento pubblico sul sistema bancario non è affatto da escludere, sempre all'interno del quadro normativo europeo. Una applicazione troppo rigida, ha osservato il governatore, "vincola la capacità di intervenire degli Stati, anche quando esso mira a evitare fenomeni di contagio e preservare la stabilità finanziaria". Ecco quindi che, gli fa eco poco dopo Padoan, è fondamentale riuscire a "sfruttare in pieno" quegli "elementi di flessibilità" presenti nelle norme, "molto esigenti" ma i cui effetti saranno comprensibili solo "una volta messe alla prova". E se i banchieri continuano a chiedere una revisione del bail in perché incostituzionale, come ha ribadito il presidente Abi Antonio Patuelli, il ministro si limita a ricordare che l'azione del governo italiano si muove sul tracciato indicato proprio dalla Costituzione, che chiede di tutelare il risparmio. Il dialogo con l'Europa, ha assicurato Padoan, è "continuo e ha lo scopo di esplorare tutte le modalità di intervento pubblico ammesse dalle regole sugli aiuti di Stato". Il problema, che ancora non ha trovato soluzione, è che proprio quelle regole concedono la possibilità di una iniezione di risorse pubbliche a patto che il 'conto' lo paghino anche gli investitori.

Ed è su questo punto che le posizioni restano distanti, con Bruxelles che avrebbe aperto a 'salvare' i clienti retail titolari di obbligazioni subordinate ma non gli investitori istituzionali. Mentre Roma, anche dopo lo 'shock' del salvataggio delle 4 banche di novembre, vorrebbe evitare del tutto che a pagare siano anche gli investitori. Certo è, come ha sottolineato Visco, che "le recenti tensioni, che si sono pesantemente riflesse sui corsi azionari, richiedono interventi decisi, che diano in tempi brevi un segnale di inversione di tendenza, e possibili misure di sostegno". Nessuno cita mai esplicitamente Mps ma è chiaro che il dossier più caldo sul tavolo è proprio quello di Rocca Salimbeni. Che, insieme a Carige e alle Venete, ha ancora in pancia 15 dei circa 80 miliardi di sofferenze nette che zavorrano l'intero sistema. Ma "non è corretto - chiarisce il governatore - parlare del problema dei crediti deteriorati come di un'emergenza" perché "il problema è serio ma può essere gestito" e non occorre venderli domattina. Per questo dare a loro un valore come se la vendita fosse obbligata è errato e, a cascata è errato far circolare cifre sulle necessità di capitale degli istituti. Il problema degli Npl quindi può e deve essere gestito. Anche attraverso Atlante, che al momento, però, nessuno pare voler ricapitalizzare.

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