Una newco in cui far confluire business e attività , sul modello di quanto pensato (ma non ancora concretizzato) da Finmeccanica per AnsaldoBreda; lasciando alla vecchia Alitalia debiti e contenziosi pregressi. E' questo il piano che l'ad di Alitalia Gabriele Del Torchio illustrerà domani ad Etihad, nel corso di un vertice chiave per il destino dell'ex compagnia di bandiera. Una proposta che dovrebbe soddisfare un po' tutti: a partire dalla compagnia degli Emirati, che vuole garanzie sul passato; ma anche le banche creditrici, che su questa proposta hanno trovato un punto di condivisione.
Il 'disegno', contenuto nelle carte con cui Del Torchio insieme al presidente Roberto Colaninno cercherà di convincere il ceo di Etihad James Hogan, ricalca quanto pensato nei mesi scorsi da Finmeccanica per arginare le perdite della controllata che produce treni AnsaldoBreda (ma in questo caso lo strumento non ha ancora avuto una veste operativa): la creazione di una 'scatola', la newco Inmove Italia, in cui far confluire le attività in bonis, lasciando nella pancia di AnsaldoBreda le commesse meno redditizie. Ma al vaglio dei legali c'è anche un altro modello: quello seguito durante la fusione tra Air France e Klm con la creazione di una nuova holding a capo delle due società operative.
Nel caso del vettore italiano, si dovrebbe arrivare alla creazione di una newco partecipata al 100% da Alitalia, in cui la compagnia araba entrerebbe con un aumento di capitale riservato acquisendo una quota fino al 49%. La newco dovrebbe essere una società ben capitalizzata (800-900 milioni), in cui far confluire business e attività e un personale di circa 10 mila dipendenti. Mentre alla "old company" resterebbero debito, contenziosi pregressi e il personale in esubero. Una soluzione che andrebbe incontro alle richieste di Etihad di non doversi accollare la zavorra del debito (che si aggira intorno al miliardo) e dei vecchi contenziosi di Alitalia Cai, che valgono circa 400 milioni. Ma che, secondo alcuni azionisti, a quel punto dovrebbe richiedere un impegno finanziario maggiore da parte del partner arabo (al momento si parla di un investimento per 560 milioni): se compra solo il buono - fa notare un membro del cda - allora deve pagare di più.
La proposta, spuntata a sorpresa negli incontri degli ultimi giorni, ha il sostegno pieno delle banche creditrici (Intesa SanPaolo, Unicredit - che sono anche azioniste -, Mps e Popolare di Sondrio): "Ognuna delle banche ha propri interessi ma la proposta è condivisa da tutti", assicura l'a.d. di Unicredit Federico Ghizzoni, spiegando che "ci sono stati incontri costruttivi e c'è una proposta che l'a.d di Alitalia porterà ad Etihad. Vedremo le loro reazioni". L'attesa è alta anche da parte del Governo. "Aspettiamo che ci siano questi incontri. Poi, se l'accordo si farà , il governo valuterà il piano industriale che ci sarà presentato", ha detto il ministro dei trasporti Maurizio Lupi, che si aspetta un piano di "rilancio" e avverte che "prima di vedere un piano B o C, vediamo se il grande lavoro fatto con Etihad va a buon fine".
Non è chiaro, infine, se alla missione emiratina partecipi anche qualche rappresentante del Governo, ma certo i vertici di Alitalia presenteranno ad Etihad una "impalcatura" molto ampia, che oltre alla creazione della newco comprende anche le proposte del Governo per sostenere l'alleanza (la liberalizzazione di Linate e l'alta velocità per Fiumicino) e i passi avanti fatti con i sindacati per la riduzione del costo del lavoro. Su quest'ultimo fronte, in particolare, domani prosegue il confronto tra le parti, con un nuovo tavolo dedicato al personale di terra.