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Stefansson e il crepitio delle stelle

La naturalezza di essere uomini e vivere sotto il cielo d'Islanda

(ANSA) - ROMA, 13 DIC - JON KALMAN STEFANSSON, ''CREPITIO DI STELLE'' (IPERBOREA, pp. 234 - 17,00 euro - traduzione di Silvia Cosimini) 

'E' tipico di noi uomini dar troppo valore alla nostra esistenza, ci comportiamo come se fossimo importanti e dimentichiamo la prospettiva più ampia: la storia del genere umano, l'universo'': è in questa frase scritta in una lettera a un amico il senso di questo affascinante romanzo e forse dello scrivere in genere di Stefansson. La vita, il succedersi delle generazioni, con i suoi sogni, i turbamenti, le vergogne, la felicità e le tragedie di uomini e donne ovviamente inquieti, è qualcosa che scorre ed è sempre naturale, mai eccezionale o vissuto con ansia, ma parte di quell'universo di cui si può captare il crepitio delle stelle se si ha la fortuna di osservare il cielo da certi punti, tra silenzio e ghiaccio, di quella grande, fredda isola nordica che è l'Islanda.

E' allora in questa stupefacente naturalezza di tutto il lato poetico e brillante, nel senso che brilla meravigliosamente come una stella, di questo scrittore e di questo romanzo di un uomo quarantenne che torna nella casa della propria giovinezza come un ladro, costretto a scassinare lo scrigno dei propri ricordi, a fare i conti col tempo, perché tranne alcuni contorni non vi riconosce più nulla. Allora appare chiaro come da questo esemplare episodio sia nata la necessità del protagonista io narrante di recuperare il passato, tornando a quando, rimasto orfano di madre, si trova costretto a sette anni a mangiare la zuppa d'avena davanti allo ''sguardo duro come una bestemmia'' e nel ''silenzio che è un oceano sterminato'' di una donna uscita una mattina dalla camera di suo padre, che scoprirà essere una matrigna, vedendola allora come quelle cattive delle fiabe e quindi sentendosi ''spacciato'', ma senza drammi. E la voce, il tono del racconto è quello dello sguardo e del cuore di questo bambino.

Da quelle colazioni si va anche più indietro e si racconta tutta l'epopea della famiglia, seguendo il passar di mano di una conchiglia e un sasso, partendo dal bisnonno irrequieto e voglioso di avventure che diventa immobiliarista di gran successo, ma con brusche, irresponsabili cadute dovute all'amore per l'alcol, sposato a una deliziosa, diciassettenne ragazza fedele che accetta tutto con pazienza, come qualcosa, appunto, di naturale, di legato alla natura dell'uomo, per arrivare alla propria madre piena di sogni e ribelle che sparirà troppo presto e al padre muratore, imbarazzato dalle proprie mani sporche di calce e proprietario di una Trabant dal tetto rosso, accanto al quale, ''due stelle e un oceano di tenebre in mezzo'', l'io narrante siede la sera su un divano rosso. Ed è spesso come se i ricordi si vivacizzassero legati a un colore (''Blu è il colore della morte'').

Ricordi affollati per una giovinezza di solitudine (''Le stelle brillano, i cani abbaiano, io racconto questa storia; non c'è alcuna differenza''), segnata anche dal bullismo di Frikki, ragazzino prepotente, ma anche dai dolci del panettiere Boovar, dalle partite a pallone con gli amici, dal vecchio del IV piano che cerca di fermare i bambini col manico del bastone e conosce un sacco di insulti (''Rompicoglioni è parola bella come cacciabombardiere''), o da un primo amore improvviso (''Il cielo gli cadde in testa'') e un primo bacio (''il cielo lo schiaffeggiò''). E, sotto al cielo, le parole contano, costruiscono le immagini: ''Una faccia pesante come una nuvola di pioggia''; ''Il sole si macchiò di bruciato e anche le lenzuola presero fuoco quella prima notte''; ''Lei se ne è andata, lasciando i lampioni al loro posto'' e anche ''Mani morbide e belle come la lingua italiana''.

Attorno il paesaggio, la storia mitica, la neve e l'onnipresente cielo dell'Islanda e le strade di Reykjavik, che aiutano la gran forza evocativa di questa scrittura e della sua particolare, sorprendente affabulazione piena di divagazioni e dai toni quotidiani: ''Concluderò questo libro, questi miei schizzi di attimi vissuti sulla superficie della terra, poi tornerò a casa e andrò a trovare la mia prozia''. 

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