Gli intrecci psicologici, la spiritualità, le grandi figure femminili divise tra odio e amore: sono questi gli aspetti che definiscono Anna Maria non mi amava, il secondo romanzo pubblicato dalla scrittrice serba Ljiljana Habjanovic Djurovic nel suo Paese nel 1991, e oggi edito in Italia da Secop Edizioni, con la traduzione di Dragan Mraovic. Come già accaduto nei romanzi Iva (1994), Genealogia femminile (1996) e Nostro padre (pubblicato da Secop nel 2015), questo libro prende spunto ancora una volta dal mondo interiore e autobiografico della scrittrice, capace con il suo stile letterario di delineare con acume e sensibilità ogni personaggio. Lo sguardo femminile accarezza ogni pagina, mentre prende vita un racconto che colpisce per l'intensità dei temi e la delicatezza delle sfumature. In Anna Maria non mi amava la Djurovic - scrittrice amatissima in patria, e la più letta e più premiata di tutta l'area culturale balcanica - racconta la vicenda di Iva, una ragazzina che cresce divisa tra due famiglie, quella del padre e quella della madre, emblemi di due mondi, croato e serbo, e di due religioni, cattolica e ortodossa. La protagonista Iva narra in prima persona il legame conflittuale tra l'Anna Maria del titolo, ossia la nonna paterna, di nobili origini, e sua madre, donna semplice ma così innamorata del suo Tomislav (padre di Iva), tanto da accettare umiliazioni e rinunce che la porteranno a morire prematuramente.
Attraverso grandi figure femminili, nel libro emergono non solo la commistione tra l'elemento umano e quello soprannaturale, con il forte senso della sacralità della vita sempre presente in ogni lavoro della scrittrice, ma anche gli aspetti più oscuri dell'animo: dall'odio razziale che ha diviso serbi e croati al risentimento e all'arroganza che a volte nascono proprio nelle pieghe dei rapporti familiari, e che si contrappongono al bene più vero e profondo, come quello tra madre e figlia. Se il romanzo avvolge e conquista chi legge lo si deve principalmente a una scrittura che, come afferma nella prefazione Angela De Leo, appare "chiara, intensa, originale, sia nell'impianto strutturale (qui non ci sono capitoli, ma solo delle frasi anaforiche che creano uno stacco ma anche un unicum, musicale e vibrante a rendere tangibile la straordinaria sensibilità della scrittrice), sia per il periodare scorrevole ma mai scontato: a volte lungo e di ampio respiro, a volte brevissimo, essenziale, lapidario, che sorprende e affascina ogni lettore. Inevitabilmente".(ANSA).