Altan, Italia della crisi e Colpi di coda

L'Italia depressa dalla crisi, tentata dalle nuove sirene del Palazzo, dove amarezza e auto-ironica disperazione hanno contagiato anche gli affetti, la vita familiare, la società. Con il suo stile fulminante la racconta Altan in oltre 200 vignette satiriche raccolte nel libro 'Colpi di coda', dal 31 ottobre in libreria per Gallucci.
    Pubblicate su La Repubblica e L'Espresso in circa un paio di anni, dall'ultimo governo Berlusconi, sono lampi sulla nostra vita che ci fanno ridere e sentire l'amaro con forza e leggerezza. Dai 'Piccoli disoccupati' con cui si apre il libro che si chiedono: "A cosa giocheremo da grandi?" e rispondono: "A lacrime e sangue!", che dicono "Farò un sogno, babbo" ma vengono invitati a farlo "piccolo, data la congiuntura" a 'La crisi perfetta' in cui "urge rinforzare l'orlo del baratro" fino a un botta e risposta tra due donne di questo tipo: "In famiglia siamo pessimisti" dice una e l'altra risponde "Beata lei. Noi non abbiamo più niente da perdere". Alla ricerca di una via d'uscita che, come mostra la sezione dedicata a 'Governance', porta a dichiarare: "Ci vuole una visione strategica" con conseguente precisazione: "Almeno fino al weekend".
    I colpi di coda sono quelli che battiamo per non rassegnarci ma anche quelli "del passato che non vuole passare".
    Famoso per le sue vignette di cui Gallucci ha avviato la pubblicazione nel 2009, Francesco Tullio Altan nel 1975 ha cominciato a collaborare con Linus. E' autore di libri per bambini e adulti (venti i titoli pubblicati da Gallucci) fra cui l'ultimo è il volume illustrato 'Bianca luna' con il testo e cd musicale di Gian Maria Testa. Originario di Treviso, dove è nato nel 1942, ha studiato architettura a Venezia ed ha realizzato anche decine di episodi animati per la tv. Nel finale di 'Colpi di coda', "Sotto la fiducia, niente" si trova e l'aria è fritta in modo speciale: "come la friggo io non la frigge nessuno" dice il protagonista della vignetta. Non siamo ancora nell'Italia del posto fisso che non c'è più ma già la vediamo arrivare.