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Flavio Parenti, Raffaello manager dell'arte

Dopo le sale, il 17/12 su Sky docufilm sul Principe delle arti

"Raffaello Sanzio? Un grande artista, ma anche un vero manager dell'arte". Parola di Flavio Parenti (To Rome With Love, Un medico in famiglia, 1993), che al maestro delle Madonne più belle del Rinascimento presta volto e anima in 'Raffaello - il Principe delle Arti': prima trasposizione cinematografica mai realizzata sul genio urbinate, che dopo aver girato il mondo negli Istituti italiani di cultura e dopo il successo al cinema (50 mila spettatori e quasi mezzo milione di euro di incasso in tre giorni), approda in tv, inaugurando la programmazione natalizia di Sky, il 17 dicembre alle 21.15 su Sky Cinema Uno Hd e Sky Arte Hd (anche su Sky on demand, collezione Cinema d'Arte).

"Un ritratto che colpisce per la bellezza delle opere di Raffaello, ma anche per ciò che si intuisce della sua persona", racconta Parenti all'ANSA. Prodotto in collaborazione con i Musei Vaticani e Magnitudo Film, quarto grande appuntamento con l'arte dopo 'San Pietro e le Basiliche Papali di Roma', 'Firenze e gli Uffizi' e 'Musei Vaticani', Raffaello apre infatti su Sky una galleria di biografie che proseguirà con 'Caravaggio - l'anima e il sangue' (in sala a febbraio con la voce di Manuel Agnelli) e 'Michelangelo-Infinito'. Tra l'infanzia a Urbino con il padre Giovanni Santi (Enrico Lo Verso), la maturazione nella Firenze di Michelangelo e Leonardo, l'amore per la Fornarina (Angela Curri) e il trionfo nella Roma di Giulio II e Leone X, il film racconta Raffaello Sanzio (1483-1520), colui che "visse come un principe più che come un artista", come scriveva Vasari, attraverso 50 opere e interventi di Antonio Paolucci, storico direttore dei Musei Vaticani; Antonio Natali, alla guida degli Uffizi fino al 2015; e Vincenzo Farinella, della Normale di Pisa. Più la ricostruzione mai tentata prima della Cappella Sistina come doveva apparire la notte del 26 dicembre 1519, quando sotto la volta affrescata da Michelangelo (ma prima del Giudizio Universale) furono esposti i 7 arazzi di Raffaello, oggi nella Pinacoteca Vaticana.

"La scommessa per me è stata restituire il suo mondo anche solo con uno sguardo - racconta Parenti - Quello che più mi ha colpito sono le sue capacità manageriali, il modo in cui faceva lavorare la sua bottega. Rimasto orfano da piccolo, Raffaello era quello che oggi chiameremmo un self-made man. Nella Trasfigurazione, la sua ultima opera, c'è tutto il suo lascito. Quasi anticipa Caravaggio. Il Rinascimento? C'erano geni, ma soprattutto tantissimi soldi. Come nella Hollywood anni '70 o oggi nella Silicon Valley. Quando la spesa è così forte, è evidente che nascono capolavori. Non è la stessa cosa se finanzi 4 o 4 mila progetti. E gli investimenti del Rinascimento sono stati i migliori mai realizzati nel nostro paese: fruttano ancora. Oggi, invece, in Italia è rarissimo che a un 20-25 enne si affidi un intero progetto, che sia di cinema o teatro", prosegue Parenti, che fuori dal set è anche direttore creativo di una società di videogiochi, la Untold Games, di un'etichetta discografica per realtà virtuale e con la compagna Eleonora Albrecht sta lavorando a una linea di borse in materiali resinici, la Confetta. Forse che l'attore stia lasciando il posto all'uomo d'affari? "Per ora mi godo mia figlia Elettra, che ha 8 mesi - risponde lui - Ho appena finito di girare la seconda stagione di Seven and me per Netflix (in cui è il marito pasticciere di Biancaneve ndr). Ma che sia un film o un'impresa, voglio sempre lanciarmi oltre la frontiera. Anzi, voglio essere io la frontiera".

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