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Successo italo-iraniano a Teheran per spettacolo su Isis

Tutto esaurito per le due repliche de 'La fattoria degli umani' Ali Shams

TEHERAN - Successo a Teheran per “La Fattoria degli umani” di Ali Shams, che con attori italiani e iraniani racconta la tragedia di Raqqa, dove i miliziani dell'Isis sono i mongoli dei nostri giorni. Lo spettacolo, in concorso al Fajr International Film Festival, è andato in scena in due repliche già da tempo ‘sold out’. Presente fra il pubblico - moltissimi i giovani - anche l’addetto culturale dell’Ambasciata italiana in Iran Carlo Cereti.

In “La fattoria degli umani” il giovane regista iraniano, che sta concludendo i suoi studi a Roma, traspone la tragedia di Raqqa in una metafora in cui torna a compiersi il ciclo storico della violenza: svelando il mostro che vive in ciascuno di noi, dividendo con la noncuranza del caso tra vittime e carnefici, distruggendo in pochi giorni città costruite in migliaia di anni. In realtà l'Isis, che da tempo ha fatto di Raqqa la sua capitale in Siria, direttamente non lo si cita mai. Ma troppo ci sono familiari i video dei suoi tagliagole e la disumana brutalità delle sue pratiche per non riconoscerne il disturbato profilo nei due personaggi interpretati dal calabrese Aleandro Fusco e dal torinese Piero Cardano. Ad uno dei due l'altro ha tagliato la lingua, e così in scena vi è anche Parisa Nazari, traduttrice in italiano del testo di Ali Shams nonché interprete in persiano dei pensieri del muto: in un singolare rimpallo linguistico in cui i due attori parlano in italiano mentre le loro battute sono tradotte in sovra-titoli per il pubblico locale. Ma i due, che si presentano all'inizio quasi come personaggi da baraccone, sono insieme protagonisti e narratori di vicende in bilico tra incubi ancestrali, fatti storici reali e discese nell'abisso dell'animo umano. Per scenografia un grande tavolo rotondo a fare da campo di battaglia, con pochi oggetti simbolici: la sfera di un mappamondo; un frullatore che evoca un mulino a vento sull'Eufrate e l'orrore di vittime triturate; povere cose lasciate da profughi in fuga. "I mongoli di 700 anni fa come l'Isis di oggi - spiega il ventinovenne regista all'ANSA - servono a raccontare qualcosa di più grande come la violenza nella storia. Che, come accade sui media, dissolve le identità degli individui in numeri, in migliaia di morti o in milioni di profughi: una dissoluzione che potrebbe accadere a ciascuno di noi".

Quanto alla scelta di una voce femminile per le parole del muto, sempre pacata benché chi la interpreta non si tolga mai del tutto il passamontagna nero del miliziano, "è come la melodia della donna - risponde - che non riesco a vedere associata alla violenza". 'Fattorie degli umani' è prodotto da Don Quixote Theatre e da Teatro Sala 1 di Roma, dove sarà presentato a marzo. E’ tra le 25 opere in concorso al 33/o Fajr Festival, che ospita fino al primo febbraio anche altre sette produzioni straniere, da Germania, Armenia, Oman, Russia e Olanda. (ANSA).

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