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Grido, sono il costume di Arlecchino

'Segnali di fumo' è nuovo album dell'ex Gemelli Diversi

"Mi sento come il costume di Arlecchino, fatto di tanti stracci colorati che presi da soli non dicono niente ma messi assieme possono fare qualcosa di bello". Ci sono i ritmi del rap ma c'è anche molto altro, in termini di stili musicali, nel nuovo album firmato da Grido che vedrà la luce il 3 marzo. Il titolo che l'ex Gemelli Diversi ha scelto per il lavoro da studio è 'Segnali di fumo', con sedici brani inediti e tante collaborazioni. "Questo è un album autobiografico - ha raccontato Grido - ma in qualche modo anche di gruppo. Mi sono comportato come una sorta di guida che ha dato la direzione a chi ha voluto lavorare con me al disco. Ho scoperto che ci sono tante persone che condividono la mia diversità nel mondo del rap e ho cercato di coinvolgerle".

I brani in scaletta sono un totale di sedici, da 'Veleno' fino a 'Non fa per me', mentre quelli a cui hanno collaborato amici e colleghi sono undici. Tra i nomi coinvolti ci sono quelli di Raige ('Veleno'), Danti ('Abbiamo vinto noi' e 'King Kong'), Chiara Grispo ('Strade sbagliate'), e J-Ax ('Gremlins') che poi di Grido (al secolo Luca Aleotti) è anche il fratello maggiore. Nella lista c'è anche un nome inaspettato come quello di Marco Masini, che assieme al rapper ha rivisitato la sua 'Vaffanculo', grido di protesta in musica diventato celebre negli anni Novanta. "Masini per me è un mito - ha spiegato Grido - per via del suo modo di essere e di porsi nel mondo della musica italiana. L'ho sempre considerato un modello d'ispirazione e quella canzone in particolare mi stupì tantissimo perché arrivò con una sassata in mezzo a tante canzoni che parlavano di amori incompresi. Allora, più di oggi, intitolare una canzone con una parolaccia rivolta in modo particolare anche alla discografia era stato qualcosa di dirompente".

Il caleidoscopio di musiche assorbite nel rap di Grido si è spinto fino ad omaggiare in qualche modo anche la musica più tradizionale della metropoli milanese dove il rapper è nato e cresciuto. "Mi piace abbracciare più generi - spiega Aleotti - perché se c'è una cosa che mi annoia di un certo rap è la ripetitività. Per questo disco ho addirittura messo un omaggio alla musica milanese ('L'Italia chiama'), quella fatta alla Cochi e Renato, per intenderci. Per l'occasione il collaboratore d'eccezione è stato Paolo Jannacci". L'album in uscita è poi anche quello che riporta in scena Grido dopo un periodo di silenzio discografico durato qualche anno. "Mi sono staccato volutamente dal mainstream musicale per un paio di anni - ha spiegato Aleotti - prendendomi anche tutti i rischi, perché in questo mondo se non fai uscire un singolo ogni due mesi la gente comincia a chiedersi dove sei finito. Nel brano 'King Kong' parlo, assieme a Danti, di un'industria discografica paragonata alla savana, nella quale io mi sento un po' come quel personaggio rappresentato dallo scimmione che cerca di arrivare al suo obiettivo fregandosene delle difficoltà. E' vero anche che poi King Kong non fa proprio una bellissima fine, ma pazienza".

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