"Carlo Conti mi ha detto che si sarebbe ispirato alle mie edizioni di Sanremo: mi ha fatto molto piacere. Ho per lui una grande simpatia umana oltre che professionale, i nostri rapporti vanno al di là del lavoro e si allargano alla sua bella famiglia". E' quasi commosso Pippo Baudo per l'omaggio tributatogli da Conti alla vigilia del suo primo festival, che debutta stasera su Rai1. All'Ariston Superpippo non c'è, ma il suo nome è forse il più evocato a poche ore dal via di un festival che si annuncia come la rivincita del baudismo e della tv nazional popolare, il ritorno alla tradizione dopo la 'rivoluzione' dell'era Fazio. Ma Baudo sorride all'idea di un Congresso di Vienna della canzonetta e non si sente affatto il Talleyrand della situazione: "Restaurazione? A Sanremo non bisogna restaurare, ma rinnovare senza sconvolgere la liturgia", dice dall'alto delle 13 edizioni condotte.
"Si parla di un festival democristiano? Ma la Democrazia cristiana non è mai morta, io stesso mi sento ancora di farne parte". Sanremo piuttosto "è uno spettacolo altamente popolare: il pubblico non va travolto, va preso per mano. Certo - ammette - oggi è sempre più complicato individuare la formula giusta: la gente si aspetta sempre novità e sorprese, ma è difficile trovarle. Ci sono troppi talent, troppe manifestazioni pronte a promuovere personaggi anche assolutamente non talentuosi, che 'consumano' il materiale umano a disposizione". Non c'è da stupirsi, allora, "vista l'attualità non eccezionale, la carenza di spunti, se si ricorre al passato e si punta sul sicuro". Per la riuscita del festival resta centrale la musica: "L'anno scorso Fazio ha avuto la sfortuna di non trovare belle canzoni, in grado di durare nel tempo. Spesso i brani sono usa e getta. Ma ora guardiamo al futuro: facciamo tanti auguri a Conti e basta". L'Ariston resta comunque nei sogni di Pippo: "A 80 anni (che compie l'anno prossimo, ndr) - ribadisce - mi piacerebbe festeggiare tornando a condurre il festival".