(ANSA) - ROMA, 15 FEB - SERENA DANDINI, FERITE A MORTE
(RIZZOLI, PP 288, EURO 18)
A nove anni dall'uscita torna in una versione aggiornata e
arricchita di nuove testimonianze 'Ferite a morte' di Serena
Dandini in cui viene data voce alle vittime di femminicidio. In
libreria l'8 marzo per Rizzoli, diventato nel tempo uno
strumento di denuncia e un mezzo efficace per aprire un dialogo
con le istituzioni, 'Ferite a morte' è diventato purtroppo un
classico, perché l'orrore che si consuma dentro le nostre case
sembra non finire mai. Siamo ancora qui a contare, come
dimostrano i dati aggiornati in questa nuova edizione, i casi di
femminicidio. Nonostante le buone leggi che sono state varate
nel nostro Paese i numeri sono sempre impressionanti e la
pandemia da Covid-19 non ha fatto altro che aumentare il
pericolo per le donne chiuse in casa per il lockdown.
"Sono morta di parto. E che vuoi che sia? Direte voi... Ogni
anno nel mondo muoiono milioni di donne per questo motivo, non
venirci a seccare. Certo, avete ragione, ma io avevo solo nove
anni quando mio marito mi ha messo incinta. Nessuno lo sa ma
anche noi siamo in tante. Ogni giorno, dico ogni giorno, nel
mondo più di trentacinquemila ragazze sotto i diciannove anni
partoriscono, molte, come me, ne hanno meno di quattordici. Può
bastare per avere un po' della vostra attenzione?" viene
raccontato in una delle testimonianze del libro. "Era necessario
aggiornare questa nuova edizione di Ferite a morte con un
monologo, 'Casa dolce casa' che racconta proprio questa
situazione paradossale e, tra le altre storie inedite che sono
nate lavorando sul campo, abbiamo voluto anche aggiungere una
voce maschile. È l'ultimo monologo del libro, vuol essere una
speranza di cambiamento e un invito simbolico a tutti gli uomini
a farsi carico insieme a noi di questo dramma che non è una cosa
'da donne', ma li riguarda in prima persona e soprattutto non è
ineluttabile come un destino avverso bensì è solo un'eredità
culturale che può e deve essere cambiata" spiegano Serena
Dandini e Maura Misiti, ricercatrice del Cnr, responsabile del
progetto ViVa, con cui ha lavorato anche al primo libro. (ANSA).