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Stefano Disegni, i politici di oggi? Stessi difetti

Sua satira, da Renzi a Raggi, per libro 'Tanta roba'

(di Francesca Pierleoni) - Rispetto al passato, ''i politici oggi sono più giovani, vanesi 'carini',ma c'è la stessa tendenza all'ebbrezza del potere, alla corruzione, l'intolleranza, l'agire pro domo sua. Vizi connaturati in realtà alla specie umana, a tutti noi. I politici sono espressione della gente che li vota''. La pensa così il vignettista Stefano Disegni ('Il Fatto', Sette, Ciak e tanti altri) che ieri ha incontrato il pubblico a Roma, per presentare il suo ultimo libro, 'Tanta roba. Per un'indigestione di satira esilarante' (Rizzoli Lizard). Con l'amico Max Paiella, il disegnatore ha anche interpretato 'live' qualcuno dei suoi personaggi. Da Renzi imperatore che nell'arena fa sbranare i sindacalisti dai pluri inquisiti a una delle sue ultime vignette (non presente quindi nel libro), su Virginia Raggi, versione bimba adulta, sul tetto del Campidoglio, che cerca di capire le istruzioni all'auricolare di Grillo e Davide Casaleggio. 'Tanta Roba', dalla politica alla tv, dal vaticano ai social, ironizza su paradossi, ipocrisie e vergogne che si ripetono nel nostro Paese e non solo. Troviamo così, ad esempio, Romolo e Remo che progettano Roma con i metodi di Massimo Carminati e Mafia Capitale; un Papa Francesco 'foglia di fico' per una Chiesa che non vuole cambiare; Benigni miliardario che spiega la sua ascesa; Bersani che lotta e perde contro se stesso. Spazio anche ai media, con fra gli altri, J-Ax che ''ha visto la luce con Suor Cristina''; Bruno Vespa con il suo perenne salotto per il potente di turno, da Andreotti all'invasore alieno del futuro; Al Bano e Romina post reunion. Ci sono anche tavole che uniscono ironia e affetto come quella su Marco Pannella, accolto nell'Empireo dei Giusti da Gandhi, John Lennon, Martin Luther King, Mandela e Piergiorgio Welby.

''Il Fatto Quotidiano, dove pubblico le mie vignette è un un giornale libero. Non mi hanno mai censurato neanche una virgola. Posso attaccare anche Grillo e i grillini, e questo la dice lunga - spiega Disegni -. Mi sono abituato a essere considerato dai lettori un eroe quando parlo di Renzi e un rimbambito se mi dedico al Movimento Cinque Stelle''. Per il vignettista romano, classe 1953, che si è fatto le ossa nella palestra del Satyricon creato da Forattini, ''non ci sono argomenti che la satira non possa toccare. Anche se io mi do due limiti. Uno è la malattia fisica, l'altro un'autocensura legata al cercare sempre disperatamente di capire se quello che faccio abbia un senso''. Secondo Disegni una vignetta ''deve far ridere, sennò diventa un'invettiva. Facendo ridere la gente ascolta molto più volentieri''. Le sono mai arrivate proposte per scendere direttamente in politica? ''Si anche recentemente. Ma contrariamente a molti altri che vediamo in giro, io penso che se una cosa non la sai fare, devi dire di no''. Tra i tanti aneddoti, quello sul suo rifiuto nel 1988 del premio per la satira di Forte dei Marmi (vinto poi in carriera altre tre volte), perché veniva attributo anche a Andreotti: ''Accettare avrebbe reso tutto un teatrino. La satira invece è un gioco che parla di cose serie''. Anche se, sottolinea, ''anch'io a volte non sono stato coerente. Per comprarmi la Harley Davidson, ho scritto dei programmi televisivi da vergognarsi. In uno dovevo sempre cambiare i testi per Belen (che ritroviamo anche nel libro, ndr) perché non sapeva dire le battute...''.

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