"Adescava le sue vittime facendo balenare il miraggio di un futuro nel cinema, poi le continuava a seguire, esercitando influenza per prevenire denunce": questa la tesi della procura di New York al processo contro Harvey Weinstein, entrato nel vivo a New York. Due anni dopo lo scandalo che ne ha travolto la carriera, l'ex "re di Hollywood" è sul banco degli imputati nel primo processo dell'epoca di #MeToo e il secondo, dopo quello contro Bill Cosby, che potrebbe vedere un titano dell'entertainment finire in galera per il resto dei suoi giorni per molestie sessuali e stupri.
Oltre 80 donne lo accusano, tra cui quelle che nei giorni scorsi a Los Angeles hanno portato a ulteriori incriminazioni. A New York difesa e parte civile hanno argomentato il caso: foto delle vittime di Weinstein, tra cui Annabella Sciorra dei "Soprano", sono state mostrate dalla procura che ha definito l'ex produttore "predatore sessuale e stupratore". Gli avvocati di Weinstein hanno contrattaccato parlando delle "decine e decine e decine" di "affettuose email" scambiate con l'ex boss di Miramax con le "donne che verranno in aula ad accusarlo".
A giudicare Weinstein è una giuria sulla carta favorevole: per metà maschi bianchi, un uomo di colore e solo cinque donne. Zoppicando, l'ex produttore è entrato in corte appoggiandosi al braccio di un assistente mentre un altro reggeva il deambulatore che aveva fatto da co-star nella fase preliminare del processo.