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Daniel Day Lewis compie 60 anni e torna sul set

Per il premio Oscar un film sul mondo della moda

   (ANSA) LOS ANGELES 29 APRILE  - E' dal 2012, da quando ha interpretato Abramo Lincoln nell'omonimo film di Steven Spielberg che Daniel Day Lewis non si vede al cinema. Ma lui ci ha abituato così. L'attore irlandese, che oggi, 29 aprile, compie 60 anni si è sempre preso lunghissime pause fra un progetto e l'altro. Cambiando mestiere, facendo dell'altro, arrivando a farsi impiegare per qualche tempo a Firenze, nella bottega di un calzolaio per imparare a creare scarpe. Tre Oscar in bacheca, il primo ottenuto nel 1990 per Il mio piede sinistro, il secondo nel 2008 per Il petroliere e l'ultimo per quella sua magistrale interpretazione di Lincoln, Daniel Day Lewis è considerato uno dei più grandi attori viventi ma il suo impegno al cinema è sempre stato e rimane part-time. Ora è tornato sul set, per un progetto senza titolo diretto da Paul Thomas Anderson, lo stesso regista de Il Petroliere, la cui uscita è prevista a Natale. Del film non si sa molto se non che è ambientato negli anni Cinquanta e nel mondo della moda. Molto probabilmente Lewis interpreta il designer inglese Charles James che negli anni Cinquanta creò alcuni degli abiti più audaci del tempo, arrivando a vestire persino un mostro sacro della moda come Coco Chanel. E' probabile che, dopo questo film si ritiri un'altra volta dalle scene, magari, questa volta per imparare a fare vestiti. Daniel Day Lewis infatti, quando non è sul set ama lavorare con le mani, è un ottimo falegname ad esempio, eppure è la recitazione la sua ragione di vita: "Se non mi fosse stato consentito di recitare, non ci sarebbe stato posto per me in questa società", ha detto una volta l'attore, durante un'intervista. Recitare è stato lo sbocco alla sua fervida fantasia, sviluppata da bambino, in Irlanda, quando era vittima del bullismo a scuola.

   Eppure per ogni film importante Daniel Day Lewis ha bisogno di una lunga pausa e al suo ritorno sul set emerge sempre lo stesso dubbio "Ogni volta mi chiedo se lo voglio ancora fare, ogni volta mi pongo la domanda: sei sicuro di volere ancora tutto questo?". Il fatto è che usa "il metodo", e s' immedesima così tanto nei personaggi che interpreta da rischiare davvero ogni volta di perdere la testa. "Ho bisogno, ogni volta, di creare il giusto ambiente, il giusto rumore, i giusti colori intorno a me. So che può suonare ridicolo o pretenzioso, ma è l'unica maniera che conosco per recitare". Senz'altro funziona se nella sua carriera sono presenti titoli come L'ultimo dei mohicani di Michael Mann, Gangs of New York e L'età dell'innocenza di Scorsese, e Nel nome del padre di Jim Sheridan. C'è stato anche qualche insuccesso nella sua lunga e irregolare carriera. Quasi sempre questi hanno coinciso con il tentativo di fare qualcosa di diverso da film di genere drammatico. Non fu un successo Nine, ad esempio, il musical di Rob Marshal che lo vedeva accanto a Sophia Loren e Nicole Kidman recitare nel ruolo del regista cinematografico italiano Guido Contini. Non fu un successo nemmeno Un gentleman a New York, uno dei suoi primi film da protagonista, del 1988 e per questa ragione le sue scelte cinematografiche sono quasi tutte legate a ruoli drammatici "Scelgo i ruoli in base al senso di mistero che mi trasmettono e più sono lontani da me meglio è. Lo sa bene mia moglie che da anni si vede arrivare a casa uomini davvero strani, ma fortunatamente è lei quella versatile della famiglia ed è sempre stata la compagna perfetta per tutti loro". La donna con cui è sposato da vent'anni è Rebecca Miller. Insieme hanno avuto due figli, Isabelle Adjami è la madre del primo figlio dell'attore, che oggi spegne con la sua famiglia allargata 60 candeline. 

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