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Addio Babenco, giramondo del cinema argentino

Aveva 70 anni. Tra i suoi film Giocando nei campi del Signore

(ANSA) - SAN PAOLO, 14 LUG - Era nato a Mar del Plata il 7 febbraio del 1946 Hector Babenco e quel suo essere argentino ma cittadino del mondo fin dalle radici familiari (padre di famiglia ucraina, madre polacca di origine ebraica) gli sarebbe rimasto attaccato al cuore come un vero marchio di fabbrica. Oggi se ne va con lui una delle voci più potenti della cultura latino-americana, ma del suo cinema si deve dire che fu sempre allo stesso tempo senza radici e profondamente legato alla sua terra d'origine. Dopo tre film girati in patria con mezzi limitati (uno era il ritratto documentario di un eroe nazionale come il corridore di formula 1 Emerson Fittipaldi), fu in Brasile, nel 1980, che trovò un produttore capace di scommettere sul suo talento e "Peixote" divenne in pochi mesi un film-culto per la sua intera generazione. Quattro anni dopo convinse gli americani a finanziare il progetto più ambizioso, tratto dal romanzo di Manuel Puig "Il bacio della donna ragno". Anche grazie a William Hurt che della pellicola era il protagonista, il film divenne un blockbuster internazionale, corse per gli Oscar e regalò all'attore nel 1986 la magica statuetta. Da un giorno all'altro Hector Babenco diventò così un regista di fama mondiale e la sirena di Hollywood lo attrasse finanziando il successivo "Ironweed" (1987) con Jack Nicholson e Meryl Streep. Ancora una volta si parlò di un successo, ma era chiaro all'autore stesso che i legami col suo mondo poetico si andavano allentando; sicché decise di riprendere le tematiche a lui più care (la ricerca dell'identità, i contrasti sociali, un certo realismo magico di puro stampo latino) per "Giocando nei campi del Signore", prodotto insieme ai brasiliani ma interpretato da star americane come Tom Berenger, Daryl Hannah e John Lithgow. In un certo senso fu l'inizio della fine per il percorso americano dell'autore. Il richiamo della sua terra divenne sempre più forte e i successivi "Cuore illuminato" (1996) e "Il passato" (2007) sono frutto di coproduzioni tra Argentina e Brasile con il sostegno di capitali europei. Faceva un cinema forte, diretto, popolare ammantato di nostalgia segreta Hector Babenco. Nella sua Argentina era diventato un'icona e un punto di riferimento anche produttivo; molto amato dalle nuove generazioni, più di una volta in concorso al festival di Cannes e proprio con "Il passato" alla festa di Roma del 2007. Signore gentile, dai modi raffinati, acuto nell'ironia e ispirato nei sogni ad occhi aperti, non realizzò i mille copioni che aveva nel cassetto. E alla fine il suo nome resta nella storia del cinema proprio per il miracoloso sodalizio espressivo con Manuel Puig per "Il bacio della donna ragno". Ma per il cinema argentino quella di oggi è davvero la perdita di un punto di riferimento e la sua arte sempre sospesa tra realismo e apologo morale non si perde con la sua scomparsa. (ANSA).   

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